Saint Moritz, "chicche" d'arte alla galleria Gmurzynska

Saint Moritz, "chicche" d'arte alla galleria Gmurzynska

Un'avventura iniziata nel 1965 a Colonia dove Antonina e Crystyna Gmurzynska hanno iniziato la loro attività abbracciando la storia dell'arte moderna e in seguito quella contemporanea con Impressionisti, Surrealisti, Espressionisti: Matisse, Magritte, Delvaux ed Ensor per arrivare al Costruttivismo russo passando per Mondrian, De Stjl fino a Rodchenko e Malevic, Vantangerloo, con il plauso delle famiglie Pompidou, D'Estaing, Chirac, Lang, Lagerfeld, Tyssen-Bornemisza, Won Essen, Calder Rover, De Borton, Bisset. Quasi in contemporanea nasce la galleria di Zurigo e dal 2004 quella di Saint Moritz, oggi distrubuita in un nuovo edificio su tre piani. La richiesta di un mercato legato al collezionismo e alla case d'asta sempre più improntato verso l'arte contemporanea di carattere internazionale, non hanno scoraggiato l'intrepida Crystina titolare della galleria che sta esponendo con successo di pubblico e di critica belle e interessanti opere di Botero, Picasso, Degas, Klein, Caldel, Laurens, Nevelson. Ma ad accogliere i visitatori in un ambiente seppure di un'architettura minimale di gusto sovietico, arredato con sofà e lampade in stile polacco, lampadari di cristallo colorati, neri e rossi, candelabri, è un delicato olio di Alfred Sisley: "Le canal du Loing au printemps le matin" del 1897, "Femme Nue Assise" di Edgar Degas del 1899 e un "Paysage du Cannet" di Pierre Auguste Renoir del 1900. Seguono in splendide cornici un Van Dongen «Place de la Concorde» del 1920 e un Mirò «Peinture» del 1926. Non mancano dei disegni e delle goouaches di Picasso e Matisse. Colpisce un’opera di Ferdinand Hodler, un olio su tela «Blik ins weite land», un uomo nudo comtemplativo e malinconico e osserva il paesaggio. Spezza l’incanto dell’arte classica un Calder e una scultura di color blu di Klein e un Fernand Lèger «Les plongeurs rouges» del 1943 dalle dominanti verdi, rosso, bianco e nero, una sorta di studio per saltimbanco. Salendo al piano superiore il visitatore entra nel mondo dell’arte sovietica con «Composizione72» di Malevich del 1916 e «Disegno suprematista» del 1928. Ma a colpire in senso potivo il pubblico è «Le coq d’or» di Natalia Gonciarova, una grande pittura su canovaccio del 1914 che introduce un’altra sezione dell’esposizione di Crystyna Gmurzynska e del socio Mathias Rastorfer, curata dal direttore Roman Plutschov che apre con un lavoro di Pavel Filonov «Senza titolo» del 1920. Non manca Anatol Brusilovsky «Music of the revolution» del 1982 con al centro un’immagine di Lenin. Ma ad attirare anche la critica una splendida opera di Yves Klein «ANT 55» del 1960 accanto a una installazione di Kounellis. Al terzo livello della galleria ci si trova davanti Boris Ender con «Colors of Nature» del 1925 e Kurt Schwitters «Senza titolo» del 1946. Se si apre la visita con un Botero la si chiude con Tom Wesselmann «Monica sitting with hat and beads» del 1989.

Lo spazio è stato disegnato dall’architetto Hans Ruch. Alla rassegna ne seguiranno altre. La figlia Isabelle di Crystyna Gmurzynska e Ludovica Vigevano accompagnano il visitatore illustrando le opere raccolte in un elegante catalogo edito dalla galleria.

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