Il dato di fatto è che il sindaco Giuseppe Sala s'è impastato nel rimpasto della sua giunta. Lui che è un ottimo manager, ma con la politica non è mai andato d'accordo e ci si muove come un elefante in cristalleria. E questa è una delle cose che lo rende simpatico, anzi probabilmente quella che ha convinto a votarlo i milanesi che ricordavano l'epopea del civico Gabriele Albertini: il miglior sindaco non solo di Milano, ma forse dell'intera Italia repubblicana. C'è da dire, a sua discolpa, che Albertini aveva alle spalle il Silvio Berlusconi di quei tempi che ironicamente chiamava "Re Sole", mentre Sala ha un Pd che assomiglia più a un fantasma che a un partito. Detto questo, fa riflettere che non siano bastati cinque mesi per trovare un sostituto al bravo assessore Giancarlo Tancredi, dimissionario dopo l'avvio delle inchieste sull'urbanistica e oggi risarcito con un ritorno alla funzione di dirigente in Comune (ma alla Cultura). Così come suscitano preoccupazione gli infiniti vertici del centrosinistra in cerca della quadratura di un cerchio che, giorno dopo giorno, ha uno spigolo in più.
Sarebbero affari loro, se non fosse che sindaco Sala e maggioranza di centrosinistra devono o dovrebbero amministrare per un altro anno e mezzo Milano, la città più importante del Paese. Non un fatto da poco, anche a leggere le classifiche che continuano a metterla ultima in sicurezza. Per non parlare di traffico e periferie. Ci salvi chi può.