Catanzaro - "Io ho avuto rapporti con moltissimi rappresentanti delle
Istituzioni, ma esclusivamente per fini leciti e collegati alla mia attività
lavorativa, così particolare e degna di tutela ed attenzione, da essere stato
per ben quattro anni sotto scorta, disposta dalla Prefettura di Milano,
successivamente alla promulgazione della legge Biagi. Di sicuro non
ricordo di avere mai conosciuto o avuto rapporti con l’Onorevole Mancino". Lo
ha affermato Antonio Saladino, imprenditore di Lamezia Terme, e già
leader della Compagnia delle opere in Calabria, nonchè principale indagato
dell’inchiesta "Why not".
"Protagonista involontario" "Il triste scontro istituzionale che si è acceso sulla vicenda processuale
che, mio malgrado, mi vede involontario protagonista principale - ha aggiunto
Saldino - sta, in maniera inquietante, dando lo spunto ad interventi tesi,
unicamente, a demonizzare me e chiunque, a vario titolo, abbia avuto a che
fare con la mia persona. Nel contempo - ha proseguito - assisto ad interventi
scomposti e strumentali di soggetti che nulla sanno della mia persona, del
mio lavoro e dei miei rapporti personali, in uno alla contestuale presa di
distanza da parte di chi ritiene, miseramente, dover prendere le distanze da
me, quasi fosse un reato avermi conosciuto".
Domani convocati dal Csm Nel frattempo il Consiglio superiore della magistratura ha convocato per domani i capi di Corte e i procuratori di Salerno e Catanzaro. La decisione di ascoltare i magistrati dei due uffici protagonisti dello scontro è stata presa dalla I commissione di Palazzo dei Marescialli riunita oggi in seduta straordinaria.
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