Sono dati da indignare anche chi indignato non è. Arrivano da Londra ma sono la misura di come  ci sia un'élite - e l'Inghilterra non è l'unica terra maledetta - che continui ad arricchirsi  nonostante la crisi. La paga dei top manager britannici continua imperterrita a crescere  nonostante il clima di austerity.
 A rilevarlo è la ricerca condotta dalla High Pay Commission, il gruppo di studio formato dalla  Ong Compass. Ma non è tutto. Dopo un anno di lavoro la commissione ha infatti scoperto che negli  ultimi 30 anni il salario dei top manager è cresciuto del 4000% e quello dell'amministratore  delegato di società quotate nel FTSE 100 è aumentato anche del 4.900% - come nel caso della  banca Barclays.
 «I britannici credono nell'equità; in un periodo di austerity senza precedenti una piccola parte  della società, lo 0,1%, continua a godere di ampi aumenti annuali nel salario», ha commentato  Deborah Hargreaves High Pay Commission. Una realtà definita come «corrosiva». «La fiducia nelle  imprese si è erosa e deve essere ricostituita», ha detto al Guardian Andrew Witty, ad della  GlaxoSmithKline. «È molto pericoloso se un Paese non crede nel settore privato». Ad essere  schizzata alle stelle, ad ogni modo, non è solo il valore in percentuale ma anche la differenza  con il salario corrisposto al dipendente medio.
Se nel 1980 la retribuzione del boss di Barclays era 14,5 volte superiore allo stipendio medio, oggi quel valore è salito fino a quota 75. E non si tratta di un fenomeno limitato alle banche. Stando ai numeri pubblicati dal Guardian alla Bp il differenziale è passato, nello stesso periodo, da 16,5 a 63,2.