Salemme e un padre «terapeutico»

È un’istituzione cambiata troppo in fretta per i miei gusti

Salemme e un padre «terapeutico»

Anche se funziona, uno spettacolo è sempre passibile di cambiamenti. Modifiche in corsa, modifiche pensate, modifiche elaborate anche in base a come reagisce il pubblico. E soprattutto i cambiamenti possono essere necessari proprio in virtù della sua lunga tenuta. Ecco perché chi si recherà domani sera al teatro romano di Ostia antica per assistere alla messa in scena di Bello di papà di e con Vincenzo Salemme di sicuro vedrà uno spettacolo diverso. «Diverso ma non troppo», precisa Salemme durante le prove dello spettacolo. «L’idea è nata da una riflessione di una decina d’anni fa su come è cambiato oggi il concetto di paternità. Sui cambiamenti insomma in seno alla famiglia. All’interno dei rapporti tra genitori e figli». « E in tutti questi anni «Bello di papà è andato in scena ogni volta modificato in alcune battute e alcune trovate proprio perché i ruoli all’interno della famiglia continauano a cambiare», precisa l’attore. «Il mio personaggio (Antonio) ha paura di crescere, di prendersi la responsabilità che la vita da adulto impone: consolidamento del rapporto con la fidanzata Marina, un figlio - spiega Salemme -. Lui non ne vuole sapere, Marina spinge per convincerlo. Un giorno succede che il suo miglior amico, Emilio, ha una crisi depressiva che gli fa perdere il lavoro. Uno psicanalista da strapazzo convince il povero Emilio che il suo problema nasce dalla mancanza della figura paterna (Emilio è orfano dall’infanzia) nel momento cruciale del suo sviluppo di uomo. Quindi lo cura con ipnosi e sedativi riportandolo indietro nel tempo. Emilio si comporta come un bambino e in queste condizioni si presenta a casa di Antonio. Perché proprio a casa di Antonio? Perché non ha nessun altro che possa fargli da padre!» Inizierà così una girandola di colpi di scena con scambi di ruolo dove i figli non sono più figli e i padri hanno paura di essere padri, con mamma e parenti a difendere i soldi di famiglia e famiglie che si sfaldano con l'arrivo dei falsi bimbi. «E la maturità - conclude Salemme - sembra sempre più allontanarsi dall’unico vero bambino: Antonio». Campione della risata e del buon umore sia sul palcoscenico che nei set cinematografici, Salemme sta preparando con Bibi Ballandi un programma in quattro puntate per Rai Uno, che andrà in onda da metà settembre. «Non una fiction, né un varietà - precisa l’attore napoletano - ma una sorta di via di mezzo». Sarà un’estate piena d’impegni, tra teatro e tv, quella di Salemme, che a proposito della recenta proposta avanzata da alcuni esponenti di primo piano della Lega Nord riguardo l’istituzione di una Cinecittà lombarda fa spallucce.

«Il nostro cinema parlerebbe troppo romano? - si chiede l’attore - Non mi sembra. Anche fosse, non è questo il punto. Bisogna soprattutto saper far ridere e saper arrivare al cuore del pubblico. Con qualsiasi mezzo e con qualsiasi accento».

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