Controcultura

Un salotto per tutte le arti fra teatro, danza e letteratura

Nel libro di Antonio Giusti una galleria dei suoi ospiti a Forte dei Marmi. E l'Italia anni Settanta

Daniele Abbiati

Antonio Giusti ha fatto (e continua a fare) le scarpe alla vita. Nel senso che se l'è goduta e continua imperterrito a godersela, insieme a sua moglie Susi. Fuor di metafora, Antonio Giusti, classe 1932, è stato designer e produttore di scarpe, in Italia, in Brasile, in Argentina («le cose andavano bene, molto bene», dice), e le scarpe che ha fatto alla vita se le è meritate anche come testimone, anzi artefice, di una stagione culturale tra le più intense del nostro Novecento: gli anni Settanta. Sposatosi nel '52 a Londra con Susi, figlia di Eckart Peterich, scultore e pezzo grosso del Goethe Institut, e nipote di Carlo Fasola, docente di Germanistica, insieme scelsero proprio Villa Fasola («ma io preferisco chiamarla Casa») a Forte dei Marmi, ereditata da Susi dalla sua mamma, come dimora estiva. Una dimora che negli anni Settanta divenne un autentico salotto sul mare, dove s'incontravano poeti, scrittori, attori, scultori... In Memorie scompagnate (Apice libri, da pochi giorni nelle librerie) Giusti presenta un resoconto, letterario e di costume, di quel periodo, condito dall'ironia data dalla serenità e da quel pizzico di agrodolce conferito dal rimpianto. «Prima di me a Casa Fasola si trovavano abitualmente Aldous Huxley e Riccardo Bacchelli, tanto per dire. Quanto ai miei tempi, che ancora proseguono ogni estate, la più elegante era ed è Carla Fracci. Continua infatti a venire da noi. E, lei non ci crederà, continua ad esercitarsi alla sbarra in giardino, come una ragazzina. Suo figlio da piccolino giocava con le formiche... Il più assiduo era Eugenio Montale. Fu da noi per tre anni. Poi la signora Gina Tiossi, sua fedelissima governante, disse che per lui c'era troppa confusione... sa... in certe notti avevamo un po' di movimento... Morale, gli trovammo una sistemazione vicino. Però Montale a pranzo e cena veniva regolarmente da noi... Il più piacevole senza dubbio Carmelo Bene. Certo, ogni tanto ne faceva qualcuna delle sue, ma per il resto era un ospite graditissimo, un attore in tutto e per tutto. In piena notte organizzava recite distribuendo fra noi le parti in modo bizzarro». Non tutti si amavano, in quella Versilia solare e comunitaria... «Penso per esempio a Tobino. Con Montale, per usare un eufemismo, non era in sintonia, evidentemente... Infatti iniziò a venire da noi soltanto dopo la morte del poeta. Tobino però devo ringraziarlo ancora adesso. Perché fu lui a spronarmi a scrivere. Avrei seguito il suo consiglio molti anni dopo...». Infatti, del '98 è La fabbrica dei soldi, del 2000 I milanesi mancati, del 2002 La casa del Forte dei Marmi, primo excursus fenomenologico della cerchia di casa Giusti. E adesso tocca a queste Memorie scompagnate, titolo che ammicca forse autoironicamente all'età dell'autore e dei protagonisti di queste pagine. «Una volta, a mangiare in spiaggia con noi c'era anche Luciano Lama, sa, il sindacalista...

Non ricordo come mai».

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