da Roma
Filippo Saltamartini, nel programma del Pdl cè quello che serve al Paese per garantire maggiore sicurezza?
«Vedo degli impegni importanti per seguire una vera politica della sicurezza, che metta al centro i cittadini e difenda le vittime dei delitti. Per molti aspetti mi sembra una svolta rispetto al passato».
Che cosa, in particolare, condivide e perché?
«Innanzitutto laumento delle risorse che per noi è fondamentale. Troppo spesso il sistema non ha funzionato perché mancava la benzina, le stesse auto, i fondi per le riparazioni alle volanti. E questo è un segnale importante. Sono stati denunciati 2 milioni e 700mila reati lo scorso anno e cè un aumento esponenziale di alcuni, come le rapine in villa, che creano particolare allarme e sono molto legati alla presenza di clandestini».
Una buona politica per la sicurezza vuol dire anche buona politica per limmigrazione?
«Certamente, non si tratta di xenofobia ma sono necessari interventi più incisivi in questo campo e mi sembra significativo il collegamento tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Così come la previsione dei Centri di permanenza temporanei, presenti in tanti altri Paesi, che si volevano eliminare da noi. Interessante è anche la collaborazione tra i governi europei e coi Paesi dorigine degli immigrati e quella con le associazioni e le parrocchie che favoriscono linserimento sociale degli immigrati anche con corsi di lingua».
Crede che i poliziotti e i carabinieri di quartiere siano davvero utili?
«Non hanno solo un effetto rassicurante per i cittadini, dimostrando la presenza dello Stato, ma soprattutto servono per prevenire e contrastare i reati predatorii di strada, come scippi e rapine, che sono i più odiosi per il cittadino».
Hanno una funzione deterrente?
«Credo di sì.
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