Salute

I podcast che aiutano ad affrontare ansia, panico e fobie

Una serie di sei podcast tratta le tematiche delle ansie e degli attacchi di panico con consigli utili su come riconoscerle, come distinguerle e affrontarle, quando possa essere opportuno intraprendere una terapia

“Ansia?Parliamone”: un viaggio psicologico tutto da ascoltare

Ansia? Parliamone”. Si intitola così una serie di sei puntate dedicate alle tematiche dell’ansia e della fobia ideata, scritta e condotta dalla psicologa e psicoterapeuta Valeria Locati, in collaborazione con Storytel, tra le maggiori piattaforme europee di audiolibri e podcast.

In un contesto in cui la pandemia di Covid-19, seppure in misura minore, è costantemente presente, in cui isolamento, distanziamento sociale, quarantena e lockdown sono diventate esperienze tristemente presenti nella realtà quotidiana, la nostra salute fisica e mentale è messa a dura prova.

“Ansia? Parliamone” è un progetto che si propone di fornire un approfondimento, sia a livello teorico che attraverso casistiche tratte dall’esperienza terapeutica, sull’insorgenza di disturbi ansiosi, fobici e di panico.

«La mia attività su Instagram - la dottoressa Locati un gestisce un profilo chiamato “unapsicologaincitta”, con oltre sedicimila cinquecento follower - si è trasformata in un’attività di contenimento delle ansie sorte durante il primissimo lockdown della primavera del 2020», ci racconta la psicoterapeuta, che abbiamo raggiunto telefonicamente perché ci illustrasse il suo progetto, scaturito proprio in quei terribili mesi.

Vari tipi di ansia

Valeria Locati Ansia Parliamone

Esistono varie forme di ansia. Quali ha riscontrato maggiormente tra i bambini e gli adolescenti, quali invece in persone più mature?

"Per quanto riguarda la fase evolutiva e giovanile prevale l’ansia sociale, il bisogno cioè di confrontarsi con il mondo esterno e la paura di non riuscire a gestire le piccole azioni quotidiane, i contesti di socializzazione. Negli adulti, in questo momento storico, riscontriamo maggiormente l’ansia da malattia e l’ansia sociale. Per quanto riguarda le fobie, forme di ansia circoscritte che si concentrano su un oggetto fobico, sono molto diffuse la paura di guidare, che nella mia esperienza ho incontrato più di frequente nelle donne, la paura degli aghi, degli insetti. Sono disturbi che mettono duramente alla prova chi ne soffre, potendo diventare invalidanti."

Ci sono i sintomi o segnali che ci fanno comprendere di aver bisogno di un supporto terapeutico?

"Sicuramente sì. L’ansia la proviamo tutti, è una condizione sana del nostro organismo che ci aiuta a capire quali sono i momenti di allarme, le cose a cui teniamo e delle quali dobbiamo preoccuparci. Quando però diventa pervasiva, paralizzante, quando ci porta a evitare è il momento di ricorrere ad un supporto specialistico. L’evitamento, evidente in particolare nei disturbi di panico, ci impedisce di gestire il nostro modo di stare nel mondo e con gli altri, con un’agitazione che inibisce le azioni che compiamo quotidianamente. Non bisogna però farsi aiutare a capire come eliminare l’ansia, ma a cosa ci serve, perché si è presentata, perché non riusciamo a essere più padroni della nostra vita. Per perseguire questo scopo è necessario ricorrere a un altro punto di vista, quello del terapeuta."

Ci sono dei consigli che si sentirebbe di dare per la scelta del corretto supporto psicologico?

"Non c’è un’efficacia migliore sulla base del metodo utilizzato dal terapeuta. I fattori funzionali alla buona riuscita del trattamento, conosciuti anche come fattori comuni tra le terapie, risiedono nella relazione terapeutica, nella capacità del professionista di creare una buona alleanza terapeutica, di ascoltare, di essere disponibile, di saper stimolare l’altro. Importantissimo anche che il curante sappia lavorare in rete: individuata la problematica, dovrà indirizzare il paziente allo specialista più adatto."

Quale approccio e atteggiamento dovrebbe avere un genitore che abbia un figlio affetto da disturbi ansiosi o di panico?

"Per prima cosa bisogna accorgersene, il che non è scontato. È necessario mettersi in osservazione, in ascolto dell’adolescente che ha bisogno di parlarne e di capire cosa stia accadendo. Con il Covid per i ragazzi è veramente durissima. Per gli adolescenti una fase fondamentale è quella della socializzazione e del rendersi autonomi, attività fortemente limitate in questo periodo. L’aiuto e il supporto della famiglia può rivelarsi importante per comprendere la criticità del momento e superarla. In generale, meglio tenere un atteggiamento recettivo e non giudicante, perché non si sentano 'sbagliati'."

Il governo francese offre 10 sedute psicologiche gratuite per gli adolescenti depressi dal lockdown. Che ne pensa?

"La possibilità di accedere alle cure e all’ascolto per la salute mentale dovrebbe essere un diritto di tutti e lo è già attraverso i servizi pubblici, che però non sempre riescono a far fronte alla richiesta. La possibilità di offrire un supporto già dall’età scolastica aiuta a creare le condizioni per cui i ragazzi si sentano supportati in caso di malessere e per evitare la stigmatizzazione della salute mentale."

Ansia, minori e social network. C’è una relazione?

"Non è il social network che ti va venire il disturbo mentale o crea ansia, è però necessario che la gestione della socializzazione online dei minori sia supportata dalle figure genitoriali. L’idea del monitoraggio non dovrebbe essere quella di vietare, ma di conoscere le potenzialità dei social e quale sia il bisogno dei ragazzi di stare connessi."

Come è cambiata la modalità di interagire con i pazienti durante il Covid?

"È stata di certo più frequente la necessità di impostare a una terapia a distanza. L’incidenza delle tecnologie di videoconferenza, in questo senso, è stata assolutamente positiva: anche chi stava male, ma non riusciva o poteva immaginarsi in un contesto terapeutico, ha spesso deciso di richiedere un aiuto in modo più immediato e fruibile.

L’efficacia delle sedute online, in termini di cornice, setting e vincoli terapeutici è rimasta identica, ma anche persone geograficamente lontane hanno potuto iniziare o continuare a beneficiare degli effetti dei trattamenti."

Commenti