Covid-19 e areazione, così il virus si diffonde nei luoghi chiusi

Il sistema di areazione di un ambiente chiuso e di dimensioni ridotte gioca un ruolo importante nella trasmissione del Covid-19. Lo dimostra una ricerca condotta dall’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma

Covid-19 e areazione, così il virus si diffonde nei luoghi chiusi

Tra Covid- 19 e areazione nei luoghi chiusi esiste un forte legame, da tempo oggetto di studio da parte della comunità scientifica. Questa tesi è stata confermata grazie a un recente studio condotto dal Dipartimento di Diagnostica per Immagini e dalla Direzione Sanitaria del Bambino Gesù di Roma. La ricerca dettagliata è stata successivamente pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Environmental Research.

I sistemi di areazione in un ambiente chiuso e di dimensioni piccole giocano un ruolo importante nella dispersione di droplet e aerosol emessi dal respiro di una persona positiva al Covid-19. Per dimostrarlo, il team di ricerca ha dato vita a una simulazione in fluidodinamica computazionale. Grazie ad essa è stato possibile riprodurre il viaggio delle goccioline di Flügge in un ambiente chiuso, proprio come la sala d’aspetto di un Pronto Soccorso pediatrico.

Nella simulazione virtuale, l’ambiente è stato munito di un condizionatore; al suo interno sono stati inseriti 6 bambini e 6 adulti, tutti senza mascherina. In questa sala d’attesa virtuale è stato tracciato il comportamento delle goccioline e dell’aerosol nei 30 secondi successivi al colpo di tosse di un bambino. Il comportamento delle goccioline è stato analizzato in tre condizioni, ossia con il condizionatore spento, successivamente con condizionatore acceso a doppia velocità e infine acceso a velocità standard.

Dai risultati dello studio è emerso che più è efficace l’areazione di un luogo chiuso e meno sono le possibilità di essere contagiati. Difatti, nella situazione che ha previsto il condizionatore spento, le persone più vicine al bambino che ha emesso il colpo di tosse (1,76 metri nella simulazione) avrebbero respirato l’11% di aria contaminata. I più lontani (4 metri), non sono stati raggiunti dalla “nube” infetta.

Con condizionatore impostato a velocità doppia, invece, si è riusciti ad abbattere la nube contaminata dalle goccioline di Flügge. Le persone più vicine al bambino positivo al Covid-19 avrebbero respirato solo 0,3% dell’aria contaminata. Le persone più lontane, d'altra parte, sarebbero entrate a contatto solo con l’0,08% di aerosol contaminato. Quest’ultime sono state ritenute concentrazioni basse, non in grado di giocare un ruolo fondamentale nel potenziale contagio.

Lo studio ha permesso di dimostrare quanto il ricambio d’aria negli ambienti chiusi consenta al virus di essere diluito. Secondo i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, l’ideale sarebbe munire ogni luogo chiuso di impianti di ventilazione meccanica controllata. Nel caso di ricircolo è poi consigliato l’utilizzo di filtri HEPA.

Quando la ventilazione meccanica non è attuabile, soprattutto perché significa effettuare

importanti lavori di ristrutturazione, si può optare a purificatori d’aria portatili. Questi ultimi risultano estremamente comodi, anche grazie alla possibilità di essere spostati efficacemente in vari ambienti.

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