Mara Agostoni
Quattro grammi di metallo. Una piccola vite che fa funzionare tutto l'ingranaggio umano. E' il tesoretto di ferro di cui è dotato l'organismo: tre grammi in circolazione, un grammo di riserva immagazzinato nel fegato. Senza quei quattro grammi la macchina si inceppa: manca l'elemento base per la produzione di emoglobina, la proteina vettore dell'ossigeno, che così si riduce. Come proteggere il tesoro di ferro? Non è in uno scrigno chiuso e non si conserva intatto per tutta la vita. Si consuma in parte quotidianamente e deve essere reintegrato. Oggi, fra nuovi regimi alimentari, diffusione di alcuni farmaci e perdurare di falsi miti, farlo può diventare difficile.
IL TESORETTO
Si chiama anemia, il ridotto livello di emoglobina nel sangue. La concentrazione della proteina che trasporta ossigeno dovrebbe essere di 13 grammi per decilitro di sangue nell'uomo, di 12 nella donna. L'anemia si definisce lieve se non si scende sotto i 10 grammi, moderata fra i 10 e gli 8 grammi, severa con valori più bassi. Sono diverse la cause che la possono provocare, da un tumore a un difetto genetico, ma la carenza di ferro è quella prevalente. Le perdite del prezioso metallo sono in parte fisiologiche, per il ricambio cellulare, in particolare dell'epidermide o della mucosa intestinale. Normalmente, si consumano così uno o due milligrammi di ferro al giorno e devono essere reintegrati attraverso l'alimentazione: una dieta equilibrata contiene fra i 15 e i 30 milligrammi di ferro, e di questi l'intestino ne assorbe circa il 10 per cento.
«Le cause dell'anemia possono essere nutrizionali e questo può ricondursi alla crescente abitudine alimentare di tipo vegetariano o vegano», spiega Maria Domenica Cappellini, direttore del dipartimento di Scienze cliniche e di comunità dell'Università degli Studi di Milano e già presidente della Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie: «L'apporto di ferro è bassissimo nella dieta vegetariana e praticamente nullo in quella vegana. Altra possibile causa possono essere i sanguinamenti del tratto intestinale. E' anche possibile che una carenza di ferro si instauri per problemi legati al suo assorbimento. Una eccessiva acidità gastrica può alterare la mucosa duodenale, a livello della quale avviene l'assorbimento del ferro, ma un particolare ruolo può avere un batterio, l'helicobacter pylori, un'infezione abbastanza comune che ostacola l'assorbimento del ferro».
ATTENTI AL TRENO
Stanchezza, difficoltà di concentrazione, dolori muscolari, pallore. Dello squilibrio fra entrate e uscite, nel bilancio del ferro, ci si accorge solo quando compaiono i sintomi dell'anemia. «C'è la possibilità di verificare quello che sta accadendo, attraverso la ferritina, il marker biologico che ci dice che stiamo riducendo le riserve nel fegato - spiega Cappellini - ma generalmente ci si accorge quando sono esaurite». Non è troppo tardi, basta che la diagnosi sia fatta correttamente, con gli esami del sangue: «I passi sono semplici: emocromo, per verificare i parametri relativi a globuli rossi ed emoglobina, e tre test, tutti importanti, su sideremia, transferrina e ferritina. La transferrina è il trenino che trasporta il ferro e in condizioni normali è saturata al 30%: in parole povere, se si scende sotto questo valore significa che c'è meno ferro da mettere sul trenino. Occorrono questi tre elementi per una diagnosi corretta». Buona regola poi, osservare se il colore delle feci diventa scuro, può essere un segnale di microperdite. Fra gli esami diagnostici quindi si possono affiancare gastroscopie e colonscopie.
VERO E FALSO
Serve naturalmente correggere l'alimentazione. Il ferro che viene più facilmente assorbito dall'organismo umano è quello contenuto nella carne. Al top, c'è quella di cavallo: in 100 grammi si trovano 3,9 milligrammi di ferro, più del doppio rispetto ai tagli bovini e più del triplo rispetto a pollo e tacchino. Anche la quota assorbita è alta, quasi un milligrammo, e ben superiore a quella del ferro in forma inorganica presente nei vegetali. Fra questi ultimi, un buon contenuto di ferro si trova in legumi, cacao, frutta secca e verdura come spinaci o broccoletti. Ma attenzione ai falsi miti, come quello di Braccio di Ferro. Nessun contenuto straordinario di ferro negli spinaci: circa 3 milligrammi, ma difficilmente assorbibili per la presenza di acido ossalico, che ne limita la biodisponibilità. Inibiscono l'assorbimento del ferro anche caffè e tè, mentre lo favorisce la vitamina C.
Per rimediare alla carenza di ferro agire sull'alimentazione non basta, e lo chiarisce bene Cappellini: «Bisogna smontare alcuni luoghi comuni. La mucosa duodenale è settata per assorbire 2-3 milligrami al giorno di ferro: mangiare molta carne tutti i giorni non serve. Se le riserve sono state consumate, il ferro, che è un elemento essenziale, va somministrato, scegliendo i farmaci giusti che ne contengono la quantità sufficiente.
Così, anche tutte le formulazioni omeopatiche che contengono ferro fra i vari elementi non sono curative nei soggetti con anemia sideropenica». La prima scelta è la terapia per bocca. La seconda, la somministrazione per via endovenosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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