Salute

Farmaci da banco senza ricetta, sono sempre sicuri?

I farmaci da banco, liberamente acquistabili in farmacia e online, non sono privi di effetti collaterali e interazioni significative nell'assunzione con integratori e altre medicine. Donne in gravidanza, anziani e bambini i soggetti più a rischio

Farmaci da banco senza ricetta, sono sempre sicuri?

La categoria dei farmaci da banco o di automedicazione (in inglese vengono definiti farmaci “over the counter”) comprende medicinali prescritti senza ricetta, rimedi fitoterapici, integratori alimentari. Questi farmaci presentano una elevata sicurezza in condizioni normali di utilizzo, non contenendo per legge sostanze dagli effetti ancora poco conosciuti, ma non sono completamente esenti da rischi.

A differenza dei farmaci senza obbligo di prescrizione (denominati S.O.P), che richiedono comunque l’intervento del farmacista per poter essere acquistati, i farmaci da banco, muniti di apposito bollino di riconoscimento, sono pubblicizzati sui media ed esposti in stand dedicati all’interno delle farmacie, a disposizione diretta dei clienti.

La mancanza della ricetta e della consulenza di un medico esperto o del parere del farmacista, nel caso in cui queste medicine siano reperite negli scaffali dei supermercati o su Internet, induce talvolta all’acquisto e all’assunzione superficiale e disinvolta dei farmaci. Spesso un’errata posologia può esporre chi fa uso di questi rimedi a indesiderate e spiacevoli conseguenze.

Come sostiene l’Aifa (acronimo che sta per Agenzia italiana per il farmaco) è fondamentale che i pazienti siano sempre correttamente informati sui potenziali rischi associati all’utilizzo dei medicinali, sul loro riconoscimento e sulle modalità con cui riportare eventuali effetti collaterali alle autorità competenti (farmacovigilanza).

Farmaci da banco e possibili effetti indesiderati

Anziani farmaci

Un primo rischio nell’assunzione dei farmaci da banco consiste nel sovradosaggio accidentale. Il sovradosaggio non è un’eventualità così remota poiché i farmaci da banco, usati contemporaneamente per la cura di disturbi diversi, sono spesso conosciuti con il loro nome commerciale e non identificati mediante il principio attivo che contengono. Diventa così più difficile rendersi conto se, ad esempio, il principio attivo dei medicinali che si stanno prendendo per curare il raffreddore e come sonnifero sia il medesimo. Anche un farmaco analgesico e antifebbrile comune quale il paracetamolo, se assunto in dosi eccessive, può risultare tossico o addirittura mortale.

Un’ulteriore criticità deriva dal possibile occultamento di sintomi gravi causata dal farmaco da banco, eventualità che indurrebbe a posticipare il ricorso al medico curante per l’individuazione degli stessi e la prescrizione di un’idonea terapia. L’automedicazione dovrebbe essere limitata nel tempo e, se inefficace, andrebbe sospesa. La comparsa di reazioni impreviste, quali un’eruzione cutanea, è una spia che consiglia l’interruzione del trattamento.

Le interazioni tra i farmaci da banco ed i medicinali prescritti con ricetta possono essere pericolose, specialmente quando avvengono senza che il medico sappia dell’assunzione dei primi. I pazienti, convinti dell’innocuità dei farmaci da banco a cui accedono liberamente, possono essere tentati di non informare il proprio medico curante circa l’assunzione degli stessi.

Uno studio americano condotto dall’università di Chicago, su un campione composto da 3.005 soggetti tra i 57 e gli 85 anni, ha evidenziato come circa la metà (il 46%) delle persone che assumevano farmaci prescritti dal medico facesse uso anche di farmaci di automedicazione e ben il 52% di un integratore alimentare. Nella ricerca effettuata si sono verificate 46 interazioni farmacologiche, di cui 11 maggiori, 28 moderate e 7 minori. Rimarchevole l’elevata frequenza dell’uso di un anticoagulante (warfarin) insieme ad un antiaggregante (acido acetilsalicilico), in grado di generare un effetto oppositivo-antagonista.

I farmaci da banco in soggetti a rischio

Farmaci

Le interazioni sistematiche con i farmaci da banco non sono state studiate in modo intensivo tanto quanto quelle dei farmaci prescritti con ricetta (farmaci etici). Ci sono alcune categorie di soggetti, quali bambini, anziani, pazienti affetti da patologie croniche e donne in gravidanza, particolarmente suscettibili agli effetti collaterali dei farmaci di automedicazione.

Per quanto riguarda le persone anziane, queste normalmente tendono ad avere più patologie e prendere più farmaci contemporaneamente, aumentando così i rischi di interazione farmacologica. Anche il metabolismo, così come la velocità di assorbimento dei medicinali, risulta alterato nelle persone in avanti con l'età. L‘assunzione di antiacidi da banco, specialmente a base di alluminio e magnesio, può causare la riduzione dell’assorbimento della digossina, utilizzata in caso di cardiopatia. Alcuni farmaci antistaminici e decongestionanti da banco sarebbero poi in grado di peggiorare alcune forme di glaucoma.

Per quanto riguarda i bambini, una delle problematiche più ricorrenti è quella di individuare la corretta dose del farmaco che deve essere somministrata. Si ritiene, in genere, sia meglio che la quantità venga parametrata sul peso piuttosto che sull’età. È comunque sconsigliato trattare bambini molto piccoli con farmaci da banco per la cura della tosse e del raffreddore, a causa dei limitati studi svolti sull’efficacia e gli effetti di questi medicinali su una popolazione pediatrica con età inferiore a quattro anni.

La somministrazione di farmaci da banco, ma anche di piante medicinali, a donne gravide dovrebbe essere sempre effettuata sotto la supervisione del medico. I principi attivi contenuti nei farmaci possono infatti passare dalla donna al feto attraverso la placenta e dalla madre a bambino con l’assunzione del latte materno. La transizione di queste sostanze può esporre il feto e il bambino ad effetti collaterali e danni anche gravi.

Va infine inoltre ricordato che anche gli integratori, spesso considerati privi di effetti collaterali, possono determinare conseguenze anche gravi. Gli integratori contenenti Iperico, ad esempio, possono interferire con l’efficacia della pillola contraccettiva, diminuendola in modo significativo.

Gravi effetti collaterali possono insorgere anche con un’assunzione non controllata degli integratori vitaminici che, in dosi superiori al fabbisogno giornaliero, possono causare tossicità.

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