Genetica in soccorso delle mamme Autismo e anoressia non sono colpa loro

Maria Sorbi

Le hanno definite madri-frigorifero, madri-drago. Fredde, soffocanti, incapaci di considerare i figli come individui a sé, responsabili di disturbi dello spettro autistico e alimentare. Per anni gli psicanalisti sono stati impietosi con le mamme, attribuendo al loro comportamento la causa di ogni male. E loro si sono sentite inadeguate, sbagliate.

Poi la svolta. Oggi si è capito che la colpa non è unicamente loro. Di fatto la medicina e le ricerche scientifiche hanno scagionato le mamme-mostro e hanno corretto il tiro della psicanalisi, spazzando via alcune dottrine pericolose. Se un colpevole va trovato, allora bisogna cercarlo (anche) altrove, a cominciare dal Dna e da vari fattori sociali.

LA FORTEZZA VUOTA

Chi ha frequentato la facoltà di psicologia una trentina di anni fa, ha di sicuro studiato sui libri di testo di neuropsichiatria infantile alcune teorie sull'autismo assolutamente superate. Tra queste la più dannosa, quella delle «madri frigorifero», termine coniato dallo psicanalista Szuerek nel 1956 per rappresentare quelle donne incapaci di mettersi a giocare per terra con il proprio bambino, rigide, senza sorrisi e distaccate.

Per anni si è pensato che a causa di un comportamento così freddo, il bambino sviluppasse un senso di inadeguatezza, incapacità, paura dell'abbandono, e condotte conseguenti caratterizzate da rifiuto, estraneità, isolamento.

Lo psicanalista austriaco Bruno Bettelheim è tra gli autori che maggiormente considerano la mancanza di un'interazione corretta madre-figlio tra le cause determinanti dell'autismo infantile. Da qui il suo best-seller La fortezza vuota, in cui sostiene che le madri di ghiaccio generassero nei bambini l'idea che non avrebbero potuto influenzare in alcun modo il mondo circostante, inducendoli a ritirarsi in una sorta di fortezza invisibile. Dopo il suo trattato, molti bambini autistici vengono allontanati dalle famiglie per essere curati in ambienti «più adeguati» rispetto a casa loro. Ci sono casi di mamme che arrivano a sviluppare forme molto serie di depressione o che, disperate, tentano il suicidio per il forte senso di colpa che le attanaglia. A far scendere le mamme dal banco degli imputati è la scienza. Già dall'inizio degli anni Ottanta ci si rende contro che a provocare l'autismo (disturbo tuttora incurabile che colpisce un bambino ogni cento) sono più fattori concatenati.

MALATI PER DNA

Nell'83% dei casi l'autismo ha origini genetiche, nel 17% dei casi sarebbe legato ai cosiddetti fattori ambientali, come l'esposizione della madre a determinate sostanze durante la gravidanza o l'ambiente in cui cresce il bambino nei primissimi anni di vita.

Sono giunti a questa conclusione i ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che hanno analizzato statisticamente un vastissimo campione di dati. Per troppi anni si pensa che anche l'anoressia sia causata solo ed esclusivamente dalla madre. Nel 2014 un team di ricerca americano pone invece l'accento su una possibile origine genetica, oltre che psicologica, dei disturbi alimentari. Il lavoro dell'Istituto scientifico californiano The Scripps, pubblicato su Molecular Psychiatry, analizza 262 campioni di Dna che provengono da soggetti colpiti dal disturbo alimentare. Grazie a una mappatura genetica, i ricercatori individuano la presenza di varianti del gene a cui è legata la metabolizzazione del colesterolo e la cui disfunzione può causare ipercolesterolemia familiare.

L'ipotesi dei ricercatori è che i bassi livelli di colesterolo possano causare l'inibizione dell'attività della serotonina, ovvero il neurotrasmettitore che regola importanti funzioni fisiologiche fra cui il comportamento alimentare.

PATOLOGIE FITTIZIE

La predisposizione fisica va comunque ad accavallarsi a un quadro psicologico complesso ma finalmente è stata superata la teoria secondo cui se una ragazzina non mangia più è solo per spezzare il cordone ombelicale con la madre. «L'anoressia - spiega lo psicoterapeuta Andrea Calò - ha cause mutevoli a seconda del periodo storico. In passato era il disturbo che affliggeva le ragazzine promesse spose che, pur di non risultare attraenti, digiunavano. Poi è stato il modo in cui tanti adolescenti hanno cercato di attirare si di sè l'attenzione dei genitori assenti o in conflitto. In questo momento storico è il modo in cui le giovani controllano la propria desiderabilità in una società che le vuole filiformi. Contrariamente alle teorie del passato, la madre per loro può essere l'alleata su cui contare per venir fuori dal problema».Ci sono casi in cui è realmente la madre (o il padre) a convincere il figlio di avere una malattia. E anche quando il disturbo è inesistente, ne vengono manifestati i sintomi, fino ad arrivare al ricovero in ospedale. Si chiama sindrome di Munchausen e, a quanto pare, non è poi così rara.

Uno studio dell'Università Cattolica del Sacro

Cuore-Policlinico Gemelli pubblicato sul Journal of Child Health Care dimostra che, su 751 bimbi ricoverati, il 2% ha una patologia fittizia. Significa che il padre o più spesso la madre lo hanno indotto a pensare di essere malato.

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