I cardiologi temono i tagli

I livelli di assistenza sono a rischio riducendo i posti letto da 8534 a 4844

Luigi Cucchi

I progressi ottenuti nell'area cardiovascolare sono stati in questi ultimi anni eccellenti. Grazie anche allo sviluppo dell'area biomedicale e all'emodinamica le fasi acute delle malattie cardiache fanno oggi meno paura, crescono invece, con l'invecchiamento della popolazione, le insufficienze cardiache. Questi temi saranno al centro dei lavori del 47° congresso dell'Associazione nazionale cardiologi ospedalieri (Anmco) che si terrà dal 2 al 4 giugno a Rimini. Oltre 2400 gli specialisti che hanno già aderito all'iniziativa, centinaia gli abstracts, molti i presidenti delle società scientifiche cardiologiche dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo,

«Migliorando le condizioni sanitarie ed economiche di quei Paesi si diminuirà il flusso migratorio verso l'Europa», afferma Michele Massimo Gulizia, presidente Anmco e direttore della cardiologia dell'ospedale Garibaldi-Nesima di Catania.

«La cardiologia avanza sotto il profilo scientifico, ma all'orizzonte vi sono gravi elementi di preoccupazione che rischiano di minare l'assistenza cardiologica. I provvedimenti di riorganizzazione del settore ospedaliero prevedono la riduzione degli ospedali da 1393 a 787. Un programma allarmante sul piano dell'assistenza», precisa con preoccupazione Gulizia.

Da anni tutti gli esperti sostengono che il sistema sanitario rischia il collasso; troppi i nosocomi sottodimensionati, poco efficienti, irrazionali, senza futuro. L'ospedale poi si afferma- non deve essere al centro del sistema sanitario. «Ma non si può compiere dei tagli lineari pensando solo alle cifre da far quadrare. Con l'imminente Regolamento ministeriale sulla ridefinizione degli standard ospedalieri, la salute del cuore degli italiani ne risentirà pericolosamente. Le strutture cardiologiche italiane si ridurranno dei 2/3, cancellando di fatto il network assistenziale che ha consentito alla nostra cardiologia di essere tra le migliori del mondo per qualità e tempestività di intervento, salvando da morte certa oltre 750mila italiani colpiti da infarto in questi ultimi 50 anni» commenta Gulizia.

Il Regolamento, già approvato, prevede una riduzione drastica di Cardiologie, UTIC e Cardiologie interventistiche: gli attuali 8.534 posti letto in cardiologia verranno ridotti del 43%, passando a 4.844 e delle 823 strutture di cardiologia, 581 saranno cancellate, dimensionando l'offerta in 242 strutture. Le Unità di terapia intensiva coronarica passeranno dalle attuali 402 ad appena 242 e i Laboratori di cardiologia Interventistica da 249 a 121. Le cardiologie spariscono anche dagli ospedali con pronto soccorso.

«La desertificazione delle nostre strutture pregiudica di fatto i livelli essenziali di assistenza prosegue Gulizia cancellando la competenza cardiologica nel 61% degli ospedali. Abbiamo già proposto al ministro Lorenzin modifiche al piano per garantire un servizio efficace, consegnando un Rapporto sull'applicazione di questi standard regione per regione. Abbiamo proposto modi per migliorare l'offerta assistenziale». Il Regolamento non fa riferimenti alla riabilitazione cardiovascolare, attività strategica per le reti ospedaliere dimenticando la sua azione nello scompenso cardiaco, aritmie e prevenzione.

«L'arretramento dell'offerta cardiovascolare è un rischio troppo elevato. Per questo confidiamo nell'intervento tempestivo del ministro al fine di poter ancora essere il paziente leader in Europa nell'assistenza cardiologica».

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