Salute

Tra l'udito e il cervello c'è un legame insospettabile

Il rischio di demenza cresce di oltre tre volte in caso di ipoacusia. Più di 7 i milioni di persone interessate

Massimiliano Finzi

Sordità e abilità cognitive hanno uno stretto legame. Gli studi più recenti evidenziano come il calo uditivo possa aumentare di oltre tre volte il rischio di demenza e come le persone con un deficit cognitivo presentino, in tre casi su quattro, anche un calo dell'udito. Stando ai dati, oltre 7 milioni di italiani convivono con un deficit dell'udito e vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare forme di demenza. Lo mette in evidenza il recente rapporto «Il cervello in ascolto - Lo stretto intreccio tra udito e abilità cognitive», promosso da Amplifon. La società italiana è leader mondiale nelle soluzioni e nei servizi per l'udito. Attraverso una rete di 9.500 punti vendita, di cui 4.000 negozi diretti, 3.700 centri di servizio e 1.900 negozi affiliati, è presente in 22 Paesi nei cinque Continenti.

Un circolo vizioso a due direzioni, che crea un legame pericoloso e alimenta due vere emergenze sociali. Oggi 360 milioni di persone nel mondo convivono con un calo dell'udito e 47 milioni con una forma di demenza. Numeri che fanno pensare, destinati secondo gli studiosi, a raddoppiare, nei prossimi trent'anni, entro il 2050, a causa del progressivo allungamento dell'aspettativa di vita della popolazione, con 720 milioni di persone con un disturbo uditivo e quasi a triplicare con oltre 140 milioni colpiti da demenza. Numeri riconfermati anche durane le recenti celebrazioni, in tutto il mondo, per la giornata e il mese dedicati all'Alzheimer. Oggi più di un milione di persone, in Italia, convivono con una qualche forma di demenza.

«Il rapporto Il Cervello in ascolto porta nuove conferme - spiega Gaetano Paludetti, direttore dell'Istituto di Otorinolaringoiatria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma sul legame tra udito e cervello. Se da un lato il deficit uditivo comporta cambiamenti strutturali e funzionali al cervello, dall'altro il peggioramento cognitivo facilita la comparsa di un calo della percezione e della comprensione verbale. Gli studi mostrano, inoltre, come maggiore sia l'ipoacusia, più elevato sia il rischio di sviluppare un deterioramento cognitivo grave, con un calo dell'udito che si associa a un incremento di oltre tre volte la probabilità di demenza. Questi dati evidenziano anche la necessità di un intervento tempestivo in caso di calo dell'udito, con la giusta amplificazione acustica, per mantenere nel tempo una buona funzionalità cerebrale». Per fortuna la ricerca sottolinea molto bene come uscire da questo circolo vizioso. L'utilizzo di protesi acustiche si associa a un declino cognitivo più lento e permette di mantenere una buona funzionalità cerebrale. Secondo le stime, rallentare di un solo anno l'evoluzione dell'ipoacusia potrebbe portare a una riduzione del 10% del tasso di prevalenza della demenza nella popolazione in generale.

Il rapporto mette in luce, soprattutto, l'importanza della personalizzazione delle soluzioni acustiche per l'udito Amplifon è in grado di tarare e controllare oltre 300 parametri digitali dei suoi apparecchi - e anche la necessità di valutare le capacità cognitive, prima dell'adozione delle stesse.

Due individui con un'uguale tipologia di calo uditivo, infatti, possono avere bisogno di soluzioni diverse in base allo stile di vita, alle abitudini di ascolto, alle preferenze estetiche, alle condizioni di salute e a quelle psicologiche e neurologiche.

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