Salute

Lo studio sulla parodontite: ecco cosa i fattori a rischio

A questa conclusione è giunto uno studio pubblicato su "Science Advances" e condotto da Purnima Kumar della Ohio State University

Lo studio sulla parodontite: ecco cosa i fattori a rischio

Ne sono colpiti circa i tre quarti della popolazione adulta. Conosciuta anche come piorrea, la parodontite è una patologia dentale ad eziologia batterica e a patogenesi infiammatoria. Questo disturbo, assai subdolo, se trascurato può portare alla distruzione dei tessuti che assicurano il sostegno e la stabilità ai denti. Non a caso uno dei primi sintomi consiste nell'aumentata mobilità dentale che, qualora non venisse trattata, progredirebbe fino alla caduta dei denti stessi. Il parodonto, ovvero l'apparato di sostegno del dente, è costituito dalla gengiva, dal legamento parodontale (fibre elastiche di collegamento), dal cemento radicolare e, infine, dall'osso alveolare di sostegno. Ad un primo stadio il processo flogistico che si accompagna alla parodontite interessa le gengive, con conseguente infiammazione di queste ultime.

La gengivite, la cui manifestazione d'esordio è rappresentata dal sanguinamento in seguito a traumi di modesta entità come la masticazione di alimenti duri e lo spazzolamento energico, è causata dalla placca dentale, ovvero una patina appiccicosa dietro la quale si celano colonie batteriche e piccoli residui di cibo. Le gengive appaiono rosse, dolenti e gonfie. Se lasciati liberi di proliferare, i batteri richiamano minerali e altre sostanze presenti nella saliva. Si forma, così, una specie di corazza chiamata tartaro, la cui durezza è tale da non poter essere scalfita con le routinarie pratiche di igiene orale. Un miglioramento, in casi del genere, lo si ottiene solo mediante una seduta di detartrasi professionale.

Trascurare una gengivite significa andare incontro ad una retrazione del normale solco gengivale, con conseguente comparsa delle cosiddette tasche parodontali. Complice la placca batterica, i germi anaerobi si moltiplicano e consentono all'infiammazione di estendersi e di raggiungere il parodonto. Tutto ciò, purtroppo, avviene in maniera asintomatica. Una diagnosi tardiva rende la parodontite difficile da trattare, considerati i rischi e i costi elevati degli interventi. Nello stadio più avanzato la caduta del dente è inevitabile. I sintomi precoci da non sottovalutare includono: alito cattivo, leggero sanguinamento gengivale, strano sapore in bocca, cambiamento di colore, forma o consistenza delle gengive. Segni clinici tardivi sono: eccessiva mobilità dentale, comparsa di spazi fra i denti, alitosi, sanguinamento marcato e recessioni gengivali.

Come riporta Ansa.it, le sigarette elettroniche potrebbero favorire la comparsa della parodontite anche in assenza di altri fattori di rischio. Ad affermarlo uno studio pubblicato sulla rivista 'Science Advances' e condotto da Purnima Kumar della Ohio State University. La ricerca ha coinvolto 123 soggetti sani, di cui 25 fumatori, 25 non fumatori, 20 fumatori di sigarette elettroniche, 25 ex fumatori che attualmente usano e-sigarette, 28 fumatori che usano anche sigarette elettroniche. Dall'analisi dei campioni di placca analizzati è emerso che le gengive di coloro che fumavano sigarette elettroniche (anche solo da pochi mesi) presentavano un'abnorme risposta immuno-infiammatoria e notevoli alterazioni nella composizione della flora batterica orale, in favore di batteri parodonto-patogeni. Questi cambiamenti non dipendono tanto dalle concentrazioni di nicotina, quanto da quelle di glicerolo e glicole presenti nei liquidi utilizzati nelle sigarette elettroniche.

I risultati della ricerca devono essere avvalorati da ulteriori indagini longitudinali.

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