Salute

Preeclampsia, di cosa si tratta e come si manifesta?

Definita anche gestosi, è una condizione pericolosa per la gestante e per il nascituro. Se non trattata per tempo può dar luogo a gravi complicanze

Preeclampsia, di cosa si tratta e come si manifesta?

Riguarda il 5-8% delle donne, ma si stima che nei prossimi anni in Europa questa percentuale possa crescere, a causa dell'obesità e di patologie quali il diabete. Con il termine preeclampsia (o gestosi) si indica una complicanza che si manifesta tipicamente dopo la 20esima settimana di gravidanza, per poi persistere fino a 6-12 settimane dopo il parto. Questa condizione è caratterizzata da ipertensione associata a un'eccessiva presenza di proteine nelle urine in soggetti normotesi e non proteinurici prima della gestazione. In particolare la pressione sistolica è maggiore di 140 mmHg, la minima invece supera i 90 mmHg. I valori delle proteine, infine, sono elevati (0,3 g/24 ore). La gestosi può verificarsi anche nelle donne con problematiche ipertensive pregresse, in questo caso si parla di preeclampsia sovrapposta a ipertensione arteriosa.

Non sono ancora note le cause. Si ipotizza che alla base del disturbo vi siano alcune alterazioni della placenta e dei vasi sanguigni che la irrorano. Tali disfunzioni faciliterebbero in maniera diretta e non la liberazione di alcune sostanze, come la profibrina, che provocherebbero a loro volta vari effetti: costrizione delle piccole arterie, danno dei capillari e anomalie a carico di numerosi organi, tra cui il fegato. Esistono, poi, fattori di rischio in grado di aumentare la probabilità di sviluppare la gestosi: preeclampsia in gravidanze precedenti, prima gestazione, eccesso di sodio nella dieta, età molto giovane o superiore ai 35 anni, obesità o sovrappeso, gravidanza gemellare o plurigemellare. Ancora diabete, malattie renali o epatiche, ipertensione, sindrome da anticorpi antifosfolipidi. Talvolta questa complicanza può manifestarsi anche in gestanti che non presentano nessuno di questi fattori.

La preeclampsia, che può esordire all'improvviso o evolvere gradualmente, alle volte è asintomatica o presenta sintomi aspecifici. Il campanello d'allarme è rappresentato dall'ipertensione (>140/90 mmHg) e dalla proteinuria elevata (>0,3 g/24 ore). Dopo la 20esima settimana di gestazione si riscontrano segni clinici come edemi (soprattutto al volto e alle mani) ed eccessivo aumento di peso corporeo (sono sospetti gli incrementi di oltre 500 grammi a settimana). Se la gestosi non viene riconosciuta nella fase iniziale, la sintomatologia si fa più marcata: nausea, vomito, cefalea intensa e persistente, visione offuscata, scotome, diplopia, presenza di albumina nelle urine, dolore epigastrico e nel quadrante superiore destro dell'addome. Altri segni clinici includono: petecchie, diminuzione della quantità di urina, aumento degli enzimi epatici, trombocitopenia, ipercreatininemia, tremori alle mani, convulsioni.

La preeclampsia è una condizione pericolosa per la mamma e per il nascituro. Se trascurata può, infatti, causare gravi danni al cervello, ai reni e al fegato. Nel feto si verifica un ritardo della crescita dovuto al malfunzionamento della placenta. Il trattamento, che varia da caso a caso, in genere prevede il rispetto di alcune norme. Innanzitutto un rigoroso riposo a letto, preferendo la posizione su un fianco e non sulla schiena. Fondamentale il controllo della pressione arteriosa, talvolta ricorrendo a farmaci anti-ipertensivi. Si deve, poi, seguire una dieta povera di sale.

In qualche caso la somministrazione di solfato di magnesio è utile per la prevenzione o per la cura delle crisi convulsive.

Commenti