In Italia, dati alla mano, ne soffre il 2-3% della popolazione senza significative distinzioni di sesso. Stiamo parlando della psoriasi, una malattia infiammatoria cronica e non contagiosa della pelle che si manifesta con delle placche, ovvero aree ispessite presenti in particolar modo su cuoio capelluto, ginocchia, gomiti e zona lombare della schiena.
Raro nei bambini, il disturbo può insorgere a qualsiasi età, anche se solitamente si registrano due picchi di incidenza. Il primo nella fascia d'età fra i 20 e i 30 anni. Il secondo, invece, nella fascia di età compresa tra i 50 e i 60 anni. Esistono diverse tipologie di psoriasi. Scopriamole assieme alle cause alla base del loro avvento e ai sintomi tipici che le caratterizzano.
Tipologie di psoriasi
Come già accennato, sono numerose le forme cliniche della psoriasi. Tuttavia in ambito diagnostico sono cinque le varianti che si riscontrano con maggiore frequenza:
- psoriasi volgare: nota anche come psoriasi a placche, è presente in più dell'80% dei casi. Come suggerisce lo stesso nome, si manifesta con chiazze arrossate, ben definite, sollevate e ricoperte da spesse squame di color bianco argento. Tali lesioni, quasi sempre pruriginose, si staccano con il grattamento. La patologia ha un andamento cronico recidivante. Momenti in cui i sintomi sono presenti, si alternano a periodi di benessere;
- psoriasi inversa: chiamata anche psoriasi fissurale, questa tipologia è tipica di individui anziani, diabetici e/o obesi. Colpisce, infatti, le aree soggette a umidità e a sfregamento: inguine, zona genitale, piega interglutea e sottomammaria. Qui si formano papule demarcate particolarmente resistenti alle cure;
- psoriasi guttata: si diagnostica soprattutto durante l'infanzia e l'adolescenza e spesso è preceduta da una faringotonsillite streptococcica. Le lesioni, piccole papule rossastre o rosacee, si associano ad altre manifestazioni: febbre, algia articolare, diarrea, malessere generale;
- psoriasi pustolosa: è forse una delle forme più gravi. Pustole giallo-brune contenenti pus si accompagnano a febbre, sensazione di bruciore e parestesie;
- psoriasi eritrodermica: oltre l'80% della pelle appare arrossata. L'infiammazione è correlata a prurito, gonfiore e dolore. Quali i fattori scatenanti? Non è raro che questo disturbo compari dopo terapie cortisoniche o immunosoppressive interrotte in maniera brusca.
Le cause della psoriasi
Purtroppo le cause della psoriasi non sono ancora note. Si ritiene, però, che essa abbia una predisposizione poligenica, ossia è l'espressione di una serie di informazioni presenti su più geni. L'ereditarietà della stessa è ad esempio spiegata dal fatto che il 30% dei pazienti ha familiari che ne sono affetti. Il fattore genetico si associa, poi, ad un'attività alterata del sistema immunitario. Non si può escludere la produzione di autoanticorpi che, riconoscendola come un nemico, attaccano la pelle. Mai sottovalutare, infine, il ruolo dello stress.
Esistono evidenze scientifiche che attestano la comparsa dei sintomi (e il loro aggravamento) nei periodi di maggiore tensione fisica e/o psichica. La psoriasi è influenzata in maniera negativa da una serie di fattori, tra cui:
- infezioni: soprattutto da streptococco e virus della famiglia dell'herpes;
- abuso di alcol: essendo esso un vasodilatatore, è in grado di aggravare o di scatenare il disturbo;
- traumi fisici: nelle persone predisposte, un qualsiasi colpo accidentale (anche a distanza di tempo) può portare alla comparsa della patologia. In medicina tale evenienza è nota come fenomeno di Koebner;
- farmaci: in particolare corticosteroidi, ace-inibitori, beta-bloccanti;
- scottature solari: nonostante i sintomi tendano a regredire con l'esposizione ai raggi del sole, è bene non abusarne.
Come curare la psoriasi
La psoriasi ha un andamento cronico recidivante. Ciò significa che periodi di benessere sono seguiti da momenti in cui i sintomi compaiono in modo repentino.
Considerata la grande varietà delle forme cliniche, la cura deve essere quanto più possibile personalizzata e, in linea di massima, deve porsi due importanti obiettivi terapeutici: evitare il peggioramento della malattia e tenere sotto controllo la fase attiva dell'infiammazione.Sarà lo specialista a consigliare caso per caso l'approccio migliore. I trattamenti in linea generale comprendono:
- terapie topiche: si tratta di pomate, spray e gel a base di alcuni principi attivi, quali: acido salicilico, acido glicolico, glicerina, olio di mandorla. Nella fase più acuta si opta per i cortisonici, anche se il loro uso deve essere consapevole al fine di evitare importanti effetti collaterali;
- terapie sistemiche tradizionali: vanno riservate alle forme più gravi e includono farmaci a base di ciclosporina, metotrexato, acitretina;
- terapie sistemiche biologiche: introdotte da pochi anni, si scelgono quando sia le terapie topiche che quelle sistemiche non sono state efficaci. Poiché questi farmaci presentano un effetto immunosoppressore, vanno assunti con cautela e sono sconsigliati a ex pazienti oncologici e a coloro che soffrono di malattie cardiache e di epatite;
- fototerapia: l'efficacia benefica dei raggi UVA è ormai consolidata. Il protocollo prevede 3/4 sedute settimanali per circa un mese e mezzo.
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