Lo sport è il tesoretto che salva la prostata

Maria Sorbi

C'è una data spartiacque che i ragazzi devono segnare in rosso sul calendario: il 25esimo compleanno. È quello il giorno in cui possono tirare le somme sul proprio stato di salute. Compreso quello del futuro. Se fino a quel momento hanno fatto sport e attività fisica con costanza, allora hanno più probabilità di stare bene in futuro perché si sono messi in tasca un a sorta di tesoretto da spendere nell'età della pensione.

ASSICURATI SUL FUTURO

Se al contrario sono stati pantofolai e hanno passato i pomeriggi di mezza adolescenza a giocare a calcio ma solo alla Play Station, con tutta probabilità soffriranno di due delle problematiche urologiche maschili più comuni: l'iperplasia prostatica benigna (Ipb) e la disfunzione erettile. È quanto emerge dall'analisi delle schede compilate durante la campagna #Controllati2018 della società italiana di urologia.

«Avere una vita sana da giovani protegge dal rischio di sviluppare malattie urologiche in età adulta - spiega Walter Artibani, segretario generale degli urologi - Si tratta di un dato molto interessante perché ci dice che oltre a prevenire i fattori di rischio per la salute urologica, come colesterolo, trigliceridi e ipertensione, dobbiamo attivare le potenzialità preventive dell'esercizio fisico con una pratica costante e intensa».

Il rischio di sviluppare un'iperplasia prostatica benigna è ridotto del 25% in chi ha fatto sport negli anni del liceo e dell'università. Fattore chiave per evitare disfunzioni erettili e affini è il peso: chi da giovane porta taglie extra large, da adulto aumenta del 32% il rischio di iperplasia. «L'indagine ha evidenziato, come dato nuovo, che la sindrome metabolica influenza il rischio di manifestare Ipb del 50% - spiega Fabio Parazzini, del dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell'Università degli studi di Milano e autore dello studio - Stesso impatto si è registrato per la disfunzione erettile, riducibile del 20% con un'attività fisica prima dei 25 anni di età, a conferma che le due problematiche hanno meccanismi di insorgenza differenti, ma profili di rischio simili». E chi vorrebbe recuperare in corner e cambiare stile di vita? Ci può provare. Anzi: il messaggio lanciato dagli urologi è che «non è mai troppo tardi» per mangiare correttamente e iniziare a fare attività fisica. Gli specialisti sfatano anche il luogo comune secondo cui il ciclismo e l'uso quotidiano della bicicletta facciano male. Nulla, di più sbagliato, sostengono. Quindi ai pigri non resta più nemmeno un alibi.

BENEDETTA LA LEVA

Certo, iscriversi in palestra a 40 anni non basta. È anche necessario fare prevenzione e non trascurare i primi segnali dei problemi, con una visita completa consigliata almeno attorno ai 40 anni. Eppure, ancora oggi, il controllo dall'urologo è ancora un tabù e solo il 33% prende un appuntamento. Così come solo un uomo su due parla con la compagna delle sue disfunzioni o delle problematiche relative alle parti intime. Da qui l'esigenza di una campagna di prevenzione forte, a qualsiasi età. «Dopo l'abolizione della visita di leva obbligatoria - spiega Artibani - la salute urologica maschile non è tenuta sotto controllo se non in età adulta, o quando i problemi sono già evidenti». Figuriamoci se a parlarne apertamente di un disturbo intimo può essere un adolescente. Da quando non è più in carico al pediatra, un ragazzino tende solitamente a trascurare i segnali di qualche eventuale disturbo o a nasconderli per pudore, molto più di quanto accade tra le femmine. Per questo la società urologica ha deciso di concentrare la prevenzione nelle campagne di informazione nelle scuole. Dal prossimo anno scolastico, in aggiunta all'ora di educazione sessuale, verranno anche avviate lezioni di educazione in ambito urologico. «C'è una grande ignoranza sanitaria su questi temi - spiegano i medici - I ragazzi non fanno nemmeno l'auto palpazione dei testicoli che invece sarebbe molto utile per scovare per tempo dei disturbi sessuali».

L'INDAGINE

L'indagine ha coinvolto 159 centri in tutta Italia, dove circa 7.

300 uomini, età media 55 anni, si sono fatti visitare gratuitamente. In tutto sono state compilate 2.800 schede epidemiologiche anonime e sulla base delle risposte dei pazienti è stata scattata la fotografia del «maschio italiano» e delle sue abitudini sbagliate.

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