Il saluto romano, tanto rumore per nulla

Il saluto romano,  tanto rumore per nulla

Domenica scorsa si è disputata la partita di calcio di serie A tra Livorno e la Lazio e come da previsione l’incontro ha lasciato una scia di polemiche e di veleni.
A finire sotto l’accusa dei «benpensanti» di turno, è stato il giocatore laziale Paolo Di Canio «reo» di aver salutato «romanamente» la sua curva. Immediatamente da domenica sera sono iniziate le inquisizioni nei confronti della bandiera bianco-azzurra.
Da Giancarlo Abete, vice presidente della Figc, al quale consigliamo di pensare ai veri mali del calcio: doping, prestiti milionari (di euro) falsi, tasse evase, scommesse clandestine, diritti televisivi, al presidente della federazione Italia Maccabi, Vittorio Pavoncello al quale ricordiamo gli esempi negativi che fece la sua comunità quando, in una partita giovanile proprio del Maccabi, aggredì violentemente una squadra di «giovanissimi» di Ostia tutto di fronte alla passività delle forze dell’ordine.
Io credo che come sempre in Italia, si faccia sempre tanto rumore per nulla.


La questione non è il «pugno chiuso» o il «braccio teso», ma l’atteggiamento fazioso e scorretto di molti intellettuali che, invece di parlare e scrivere di questioni serie (come guerra, disoccupazione) pensano a criminalizzare Di Canio.
Comunque oggi mi sento di gridare «Forza Paolo» calciatore politicamente scorretto.
Distinti saluti.

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