Roma - Dopo l’ala industriale, al «progetto Fenice» spunta anche la seconda ala, quella legislativa. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato le modifiche alle leggi Marzano e Prodi per le aziende in crisi: un decreto legge e un disegno di legge delega che contengono le norme «tarate» per l’Alitalia, ma che - spiegano al ministero dello Sviluppo economico - varranno per tutte le imprese ammesse alla procedura.
Grazie alle nuove disposizioni, oggi il consiglio d’amministrazione Alitalia potrà - in presenza di conti semestrali tali da non poter garantire la continuità aziendale - richiedere l’accesso alla procedura. Il commissario, come anticipato da giorni, sarà l’ex ministro delle Finanze Augusto Fantozzi. «La riforma rende possibile la nuova compagnia», commenta il ministro Claudio Scajola.
Molte le novità del nuovo testo, rispetto alle legge attuale: il decreto prevede la sospensione delle norme antitrust per tutelare «rilevanti interessi nazionali», anche se le operazioni di cessione degli asset dovranno essere comunque comunicate all’autorità per la tutela della concorrenza. Una norma che dovrebbe rendere possibile la minore concorrenza nel traffico aereo Linate-Fiumicino a favore della new company nata dalla concentrazione Alitalia-Airone. Una seconda novità è la protezione che il decreto accorda ai piccoli risparmiatori, azionisti e obbligazionisti, che rischiavano di veder finire il fumo il residuo valore dei loro titoli della vecchia compagnia di bandiera: per loro sono previste «misure di indennizzo», ancora da mettere a punto nel dettaglio, a carico del Fondo alimentato con i cosiddetti conti correnti «dormienti». Si tratta di conti non movimentati da almeno 10 anni, i cui depositi - se non usati o reclamati - verranno convogliati nel Fondo destinato al risarcimento delle vittime dei crac finanziari.
Un altro punto rilevante è la concessione di 7 anni di ammortizzatori sociali a tutti i dipendenti Alitalia. Si tratta di 4 anni di cassa integrazione e di altri 3 anni di mobilità garantiti per tutti, senza distinzione di età o sede di lavoro. La questione degli esuberi è una delle più delicate: nella bad company guidata dal commissario straordinario dovrebbero confluire i numerosi (dovrebbero essere poco più di seimila) lavoratori in eccesso. I sindacati si preparano alla battaglia, e la trattativa si preannuncia durissima anche se ci sarebbero stati abboccamenti preliminari riservati dall’esito non del tutto negativo. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi avrà lunedì sera il primo incontro con le numerose sigle sindacali del trasporto aereo: ad esse verrà offerto, oltre alla protezione salariale per sette anni, n programma di ricollocamento dei lavoratori in eccesso in aziende private. Tramonta prima del nascere, dunque, l’ipotesi di un ricollocamento in aziende pubbliche, come le Poste, o in strutture come il Demanio. «Non esiste alcuna forma di ammortizzatore nella Pubblica amministrazione», taglia corto il ministro Renato Brunetta.
È destino che la legislazione sulle crisi aziendali nasca e si modifichi sull’onda di clamorosi crac aziendali: la «Marzano» nasce con Cirio e Parmalat, la «Scajola» con Alitalia. La nuova normativa appare più flessibile della precedente, a partire proprio dall’ammissione all’amministrazione controllata anche se l’azienda - in questo caso l’ex compagnia di bandiera - non è tecnicamente fallita. Il ddl delega prevede numerose modifiche della legge fallimentare. L’ammissione alla procedura, finora appannaggio del ministro dello Sviluppo, ora è assegnata anche al presidente del Consiglio. Lo stesso premier può nominare il commissario, determinando il compenso e le condizioni dell’incarico. Possono anche essere prescritte «specifiche attività per raggiungere l’obiettivo di risanamento». Fra queste, l’immediata vendita di «asset ancora fruttuosi».
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