Caro Marco Travaglio, io qui finisco fustigato, ma voglio dirti che non penso affatto che tu sia «un fascista di destra, violento, prepotente, bugiardo, volgare e menzognero» come ha detto Francesco Cossiga e come parimenti ora dicono a sinistra. Non sempre, cioè. Non di base. Io penso che tu a un certo punto abbia cominciato a fare un mestiere che non era più il tuo e che ti ha fatto sconfinare nellinvettiva e nella satira, ciò quando la satira sconfinava a sua volta nella cosiddetta lotta politica e ne diveniva oltremodo strumento a scadenza. Hai capito bene? Sei divenuto via via professionista del martirio, patentatore di vittime mediocri, punta di un target chiassoso e collaudato che hai scambiato per Resistenza quando invece era solo una grossa fetta di mercato.
Il tempo è scaduto e ora ti stanno mollando tutti (sempre per lotta politica, la medesima che ti aveva avallato) e quindi lasciatelo dire: torna da me, ti ricordi le battaglie e i dibattiti? Ti ricordi quando ci scannavamo e ci riconoscevamo però competenza, cura delle fonti, e irridevamo invece laltrui sciatteria? Lascia ad altri il loro mestiere, torna a fare il giornalista, quello delle carte, le notizie, queste cose: ti aspettiamo, ti aspetto, voglio tornare a sbugiardarti su temi di giustizia, mica su Luttazzi, e dài, cè ancora un sacco di mercato, finisce che vince ancora quello lì, coraggio. Ti voglio bene. TuoSalvate il soldato Marco Travaglio
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