Sammartini, guerra alla prostituzione Nella via dell’amore tornano le famiglie

Residenti e amministratore siglano un patto per ripulire la zona e la Regione apre un corso per segretarie d’azienda Così nel palazzo vivono di nuovo persone perbene

Fino a l’altro ieri il «modello Sammartini» era uno solo. Mercimonio di corpi a tutte le ore. Tanto che qualcuno ha attaccato ai muri una targa: «Gay street». Chiaro il messaggio. Dentro le case, sfruttamento spietato della prostituzione, protetto tra i corridoi e nelle stanze dei tanti «palazzi dell’amore». Uno in particolare: citofonare al civico 33. Prestazioni col cronometro, ingranaggio montato dal racket ma ben oleato dai proprietari di casa: affitti da tremila euro per lo spazio di una branda e un comodino. Otto piani di illegalità moltiplicati per novanta tra mono e bilocali. Un intero stabile trasformato in alcova per cinesi, viados sudamericani, slave e romene. Coi pusher maghrebini a fare da uscieri. E soltanto quattro famiglie residenti.
Situazione da paura proprio di fianco alla stazione Centrale, in un quartiere abituato al peggio. Federico Citarella, professione amministratore di condominio, al peggio era preparato. «Quando ho preso in mano la questione un anno e mezzo fa, il palazzo era sull’orlo dell’amministrazione controllata: liquidità poca e insolventi tanti. Bisognava ricorrere a una gestione rigorosa». Rigore sconosciuto da queste parti, come testimoniano i residenti degli stabili contigui, assediati da sporcizia e criminalità. Che insieme firmano al nuovo amministratore un «mandato in bianco», in nome della tolleranza zero, ovvero un patto per «ripulire» l’edificio da droga e prostitute. Fenomeni «violenti e parassitari - riassume Citarella -. Inammissibile che dei cittadini perbene si trovino a rinunciare a quel minimo inderogabile di sicurezza e protezione». Così si arma di coraggio e parte alla guerra degli «esposti»: arrivano lettere «di fuoco» alla Moratti, al prefetto, al comandante dei vigili, a polizia e carabinieri.
In risposta riceve «più silenzi che impegni». Anzi, la prefettura replica ammettendo le difficoltà «di contenere un fenomeno (di illegalità) così radicato, che necessita di misure più generali, pur tenuto conto dei limitati strumenti», quelli offerti dalle leggi. Ma a Citarella e i suoi condomini interessano deterrenti concreti. «Cinquemila euro bastano ad alzare un portone d’ingresso blindato. Con altri settemila si possono installare almeno sei telecamere di sorveglianza a circuito chiuso e controllo remoto. E presto una squadra di vigilantes, non armati, comincerà a girare di notte tra i piani». Qualcuno si oppone, la maggior parte per la sicurezza mette mano al portafogli. «Risultato, 12mila euro e qualche mese dopo in via Sammartini 33 sono tornate ad abitare le famiglie. Oggi sono una ventina. Due piani interi sono stati strappati al racket grazie ai corsi per segretarie d’azienda in collaborazione con la Regione Lombardia. Il prossimo 7 febbraio al teatro Sales è convocata un’assemblea pubblica coi residenti del quartiere».
C’è un modello nuovo per via Sammartini: «Il condominio orizzontale. Cioè la costituzione in consorzio degli stabili che si affacciano sui marciapiedi della Centrale - annuncia Citarella -.

I cittadini interessati al miglioramento della qualità della vita uniscano le proprie forze, con più telecamere e portinerie attrezzate. Le istituzioni a quel punto ci verranno dietro. Soltanto qualche divisa in più, vi assicuro, e vedrete come scappano gli sfruttatori del degrado».

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