Cronache

Samp, non solo catenaccio Adesso è l’ora di vincere

Samp, non solo catenaccio Adesso è l’ora di vincere

Buono il punto contro il Megadiavolo rossonero. Ora però bisogna battere il PSV Eindhoven: appuntamento per domani a Marassi, ore 19. Sarà opportuno affrontare il match con maggiore coraggio, come si fece contro il Werder Brema fino alla sciagurata ebbrezza finale al tempo di Cassano, perché ciò che pure di buono si è visto contro il Milan potrebbe non bastare. Purtroppo, da qualche anno in qua, l'allenatore della squadra meno dotata (esemplifico col Di Carlo che ho sottomano) schiera stopper e libero ad imbrigliare il centravanti avversario, ordina ad altri sette elementi di tamponare restando rigorosamente sotto la linea del pallone e chiede ai due là davanti di trattare al meglio la palla lunga che arriva in qualche modo. Beh, nel ventennio dal Cinquanta al Settanta un gioco così lo chiamavamo catenaccio. Ora tutti facciamo a gara a chiamarlo 4-3-1-2, 4-3-3, 4-4-1-1, 4-1-4-1, 4-2-3-1, 3-5-2, 3-5-1-1 e altri numeri sparsi, ma la morale della favola è che in nove devono restare rigidamente a mordere dietro la linea del pallone e via col contropiede dei due di punta a palla lunga e pedalare. C'era stato via via il generale cambio di rotta, dapprima sotto l'influsso del «calcio totale» olandese quindi - e anzi soprattutto - grazie all'introduzione della vittoria da 3 punti che aveva fatto perdere al pareggio il forzoso appeal (cinereamente definito da Riccomini «meglio due feriti che un morto») di cui lo si era tradizionalmente ammantato. Ma il ritmo degli interessi del calcio business e la conseguente celerità del valzer delle panchine ci ha fatalmente riportati al catenaccio.
Ora attenzione, ho preso lo spunto da Sampdoria-Milan un gol per parte - possesso palla 41% Samp e 59% Milan, 2 tiri tra i pali Samp e 11 Milan, 4 paratissime Curci e una Abbiati, un tiro fuori Samp e 5 Milan - ma preciso subito che quel catenaccio lì non lo fa solo l'ottimo Di Carlo (che sagacemente lo faceva già al tempo del Chievo) e difatti ha raccolto l'8° pareggio in 14 incontri disputati (9 su 15 se consideriamo lo 0-0 con il Debrecen in Europa League). Lo faceva persino Mourinho, nei momenti cruciali, alla guida dell'armata nerazzurra, e insomma tolti il Milan di Allegri, la Juve di Del Neri, l'Inter di Benitez, il Palermo di Rossi, la Roma di Ranieri, l'Udinese di Guidolin, la Fiorentina di Mihajlovic e il Cagliari passato da Bisoli a Donadoni, per vero lo fanno un po' tutti, apposta è ormai più difficile battere le piccole che pareggiare con le grandi.
Ora però si deve solo vincere, per poter sperare di proseguire in Europa League. La Sampdoria deve battere il PSV Eindhoven. Sarebbe stato decisamente meglio che ci fosse Cassano, ma tant'è. Antonio ha voluto mostrarci come si fa a giocarsi ai dadi la carriera e magari la vita nel momento più alto e felice della carriera e della vita: e la Sampdoria si è fatta di marmo. Amen. Diceva Heidegger: «Occorre far sì che le cose problematiche diventino memorabili». Fin che c'è Pazzini c'è speranza.
D'altronde, se dopo la «quattordicesima» la Sampdoria di Di Carlo è ottava in classifica a -4 rispetto all'anno scorso quando con Del Neri era quarta, il Genoa da 4 turni passato a Ballardini è undicesimo a -5 rispetto al campionato scorso quando con Gasperini era sesto. Il guaio del Grifone è che per trovare il suo capocannoniere bisogna scendere a quota 2 (Mesto e Toni) nella classifica dei marcatori, col misero buon peso di Destro, Milanetto, Palacio, Ranocchia, Rossi e Rudolf a quota uno. Grifo nella parte destra del tabellone? Una bestemmia per Preziosi che ha sempre e soltanto promesso «la parte sinistra fissa, sempre davanti a "loro"».
L'angustia nasce sia da un centrocampo uscito male dalla seconda campagna estiva consecutiva e non riequilibrato nell'intermedia campagna di gennaio sia da una moria di attaccanti senza pari. Sicché, per quanto si rimettano finalmente a disposizione i Palacio e i Palladino a pro di Toni suo malgrado ridotto al rango di michelangiolesca statua di marmo, occorrerà assolutamente provvedere sul prossimo mercato di gennaio. Nel frattempo però Ballardini dovrà convincentemente arrangiarsi andando a vedersela con la disperazione del Lecce, ospitando un Napoli capace di tutto nel bene e nel male e affrontando un derby prenatalizio dal vezzoso sapore di tragedia greca. Nei confronti dei "cugini" il Grifone avrà il vantaggio di farla da spettatore infrasettimanale mentre "loro" dovranno sfiancare i migliori titolari non solo contro il PSV a Marassi ma pure nella tana del Debrecen - a tre giorni dal derby! - se contro il PSV sarà stata vittoria.


Poiché però è sempre meglio non fidarsi delle fatiche o eventuali disgrazie degli altri, Ballardini dovrà riuscire a farci vedere qualcosa di diverso - e ovviamente di più - sul piano del gioco e delle conclusioni a rete rispetto a quel che si è visto nel poker che pure è stato tutt'altro che disprezzabile - 7 punti in 4 gare - sul piano dei risultati.

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