Samp, sette consigli per darsi una mossa

Dopo la «quindicesima», Genoa e Sampdoria stanno a braccetto alla pregevole quota 24, in compagnia di Fiorentina e Roma sull'elitario quinto gradino della serie A. C'è da brindare tutti insieme orgogliosamente fieri, rossoblu e blucerchiati? Proprio no, perché è enormemente difforme l'umore sui due fronti per via delle modalità. La Sampdoria stava già a quota 24 quando il Parma era a 23, la Fiorentina a 21, il Genoa a 20, la Roma a 18…
Come aveva già fatto nel derby consegnandosi senza vergogna agli artigli del Grifone, la Sampdoria si è preventivamente accasciata a San Siro sotto il forcone del Diavolo, implorando pietà. Il Genoa ha quindi tentato gagliardamente il sorpasso e pazienza se è stato stoppato da un fierissimo Parma. La squadra di Gasperini, pur essendosi dovuta sobbarcare il gratificante handicap di 7 partite supplementari di Europa League, ha un solo punto in meno rispetto allo smagliante campionato scorso ed è giunta a quota 24 con rendimento ondivago ma gioco principalmente scorrevole e atletismo incalzante segnatamente nelle due ultime partite contro Sampdoria e Parma. Magari i discepoli di Del Neri avessero tenuto fin qui un andamento altalenante: i loro 24 punti avrebbero tutt'altro sapore in chiave propiziatoria. Ben 20 dei 24 punti attuali la Sampdoria li ha invece sommati con pieno merito nei primi 9 incontri brillantemente disputati, mentre i successivi 6 l'hanno vista assurdamente annaspare in crescenti difficoltà culminate nei due ultimi umilianti 3-0 pavidamente subiti: 6 gol e zero punti presi in 7 giorni! Una caduta a piombo che per il modo prima ancora che per la sostanza ha mortificati se non ancora terrorizzati il presidente Garrone e i tollerantissimi tifosi blucerchiati.
Sampdoria, avanti così si va in serie B. Lo slogan da bar è volutamente paradossale in quanto applicato a una squadra che fino a un mese e mezzo fa seppe proporre gioco spumeggiante e risultati concreti e ancora vanta 8 punti in più rispetto al campionato scorso. Ma attenzione: la vita vissuta insegna che su questo tema il provocatorio aforisma di Nietzsche («Il paradosso è la scorciatoia per arrivare alla verità») non era campato in aria.
La Sampdoria correva di buona lena e faceva buon pressing: e non corre più. La Sampdoria segnava con garrula facilità: e non segna più. L'unico tema rimasto invariato è quello negativo di partenza: la Sampdoria subiva con «nonchalance» e continua a subire a go-go. Cos'ha determinato lo sfacelo? Provo ad elencare riandando alla squadra di partenza impostata al propositivo «4-4-2» di Del Neri «con le ali che volano» che pareva destinata a garantire a gioco lungo un apprezzabile equilibrio tecnico-tattico-agonistico a prescindere dai risultati: Castellazzi; Stankevicius, Gastaldello, Rossi (Lucchini), Zauri (Ziegler); Semioli (Padalino), Palombo, Tissone (Poli), Mannini; Pazzini, Cassano.
Punto primo. Da un mese e mezzo non c'è più un giocatore della Sampdoria che arrivi primo sulla palla, che aggredisca l'avversario semmai a prezzo di qualche fallo utile anziché di rare autolesionistiche randellate sconsiderate, che si smarchi dettando il passaggio negli spazi favorevoli. Se putacaso Del Neri per garantirsi una partenza rapida avesse scelto una preparazione sprint a discapito del fondo, non resterebbe che ricorrere umilmente alle barricate fino alla sosta eppoi farsi un riparatorio «mazzo tanto» nel corso delle vacanze di Natale.
Punto secondo. Se putacaso sul vialone trionfale che sfociò nello shampoo subito dalla Juve più d'un «ragazzo» si fosse montato la testa, raccomanderei a Palombo e Bellucci - cioè all'anima autentica dello spogliatoio sampdoriano - di ricordare ai compagni di merende un'appropriata massima di Gorkij: «Dal lavoro si misura il rispetto che uno ha di se stesso». Com'è che Mannini - sgroppate mozzafiato e 5 gol in 8 partite - da puledro di razza si è trasformato di colpo in cavallo da tiro?
Punto terzo. Ziegler e Padalino sono due elvetici che contraddicono la definizione di Galbraith («La Svizzera è l'unico Paese al mondo in cui quando guardo il telefono spero che squilli»). Se dunque vanno bene per la loro Nazionale fra le primissime qualificate al mondiale sudafricano, perché non riescono a trovare utile collocazione nella squadra blucerchiata?
Punto quarto. La difesa della Sampdoria, in blocco (avete presenti i gol presi nel derby e a San Siro?), mi rimanda al versetto di Daniele: «Sei stato librato sulla bilancia e trovato scarso». Urge barricarsi. Poi, se non si provvederà a gennaio (Manfredini, Talamonti o chi altri?) ci si prepari a dire, come quel capitano mentre la nave affondava: «Bevete piano ragazzi».
Punto quinto. Cassano, che resta con Totti il massimo talento del nostro calcio attuale, lontano dalla porta non ha senso, non segna e non fa più segnare. Se Fantantonio non s'affianca a Pazzini e smette di trastullarsi nei versi di Gozzano («Amo solo le rose che non colsi, le cose che potevano essere e non sono state») per la Sampdoria saranno altri guai.
Punto sesto. Se Garrone Marotta e Del Neri non attivano in fretta le condizioni per attenuare le conseguenze della prima legge di Murphy («Quando qualcosa può andar male, va male»), ci vuole niente a passare alla parte destra del tabellone e rotolare al piano.
Punto settimo. I ritiri non servono. Servono cuori muscoli e cervelli; e concentrazione fino al mal di testa. Guai se si aspettasse la rediviva legione del Pupone «come i Nibelunghi nella reggia all'arrivo di Attila, per un'estrema folle notte di gloria» (Buzzati).

Se domenica sera - mentre il Genoa nello scontro incrociato con la Capitale cercherà di assestare il colpo alla Lazio a pro dell’eventuale quarto posto - la Sampdoria non si presentasse in campo a Marassi tirata a lucido giochi chi giochi, il seguito casalingo del campionato blucerchiato potrebbe opportunamente disputarsi nel contiguo affollato impianto alle spalle della Nord.

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