Dal San Babila i nuovi comici Pronta la scuola di cabarettisti

Lunedì si parte con le compagnie amatoriali Da «La cena dei cretini» a «Nuvole»

Così parlò Zarathustra. La memoria corre a Nietzsche viste le bordate che Gennaro D’Avanzo, direttore e magna pars del San Babila, ha sparato durante la presentazione della nuova stagione: che, diciamolo subito, si presenta più che dignitosamente. Apre la Nuova Compagnia Legnanese con Olè! Miseria, rogna e dispiasè, sulla scena dal 20 ottobre al 4 novembre, preceduta da una «Rassegna Compagnie Amatoriali» dal 24 al 30 settembre. Gli attori legnanesi (guai a confonderli con i Legnanesi dell’altra compagnia, scoppia la terza guerra mondiale) con la Rina e l’Eleonora portano in scena l’inossidabile formula del musical all’italiana, ovvero quella rivista dialettale che appartiene ormai al patrimonio teatrale lombardo, con personaggi che vivono fra la gente e ne coltivano le tradizioni. Anche in scena, il classico «cortile» è ormai popolato da una variegata umanità multietnica: lombardi e meridionali, musulmani e cinesi. Altra novità un inedito Risate alla milanese, dal 15 ottobre al 2 giugno 2008, con la coppia cabarettistica Sabina Negri-Max Pisu, che calcherà le scene del San Babila con otto appuntamenti sparsi per la prossima stagione. La rassegna, che nell’era assai poco realistica del reality show punta a formare un pubblico giovane e leggero, ma con buon gusto. «Abbiamo deciso di creare una nuova fucina di giovani cabarettisti, coordinati da Max Pisu e da Sabina Negri», dice D’Avanzo: «Mentre nell’indifferenza generale chiudono alcune tra le più vecchie sale milanesi, noi facciamo rifiorire le passioni dei giovani e gli apriamo la nostra casa, il Teatro San Babila, nel cuore della città».
Seguirà La cena dei cretini il 24 e 25 settembre con il Gruppo Teatro Tempo sotto la regia di Simona Santamaria che apre gli appuntamenti, seguita da Nuvole di Roberto Rossetto con il Teatro del Pentagono e la regia di Leo Resconi e Pietro Affer: chiude il ciclo Se devi dire una bugia dilla grossa presentato dalla Compagnia Teatrale A Piedi Nudi sul Palco, regista Alessandro Testa Fiore. Dicevamo delle cannonate dell’intrepido D’Avanzo, che se la prende (a ragione) con l’universo mondo: dai soldi che mancano sempre, nonostante il profluvio di quattrini che piovono nelle tasche di altri, ai permessi negati e alle lungaggini burocratiche dell’amministrazione pubblica, Comune in testa. Anche i cartelloni luminosi entrano nel mucchio: Perché - è il grido che si alza in un crescendo rossiniano - a loro sì e a noi no? Eppure c’è un teatro proprio davanti alla piazza che di luminarie ne ha a iosa. E il discorso qui si fa pesante: perché una luminaria bene esposta significa milioni di euro di pubblicità che vanno in bilancio.

Oltretutto «siamo l’unico teatro che non ha un soldo di pubblità - commenta amaro il direttore -. I quattrini fanno girare il mondo, perché non deve’essere altrimenti con il teatro?». In attesa delle risposte, presumibilmente adirate, degli interessati, lo spettacolo continua.

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