Dieci giorni fa scrissi, in questa pagina, un articolo sulle differenze storico-antropologiche fra la «piazza di sinistra» e la «piazza di destra». SullUnità, Liberazione, Manifesto, Fatto era uscita - dopo la decisione di Berlusconi di indire una manifestazione - una raffica di articoli per dire, in sostanza, che le manifestazioni piazzaiole della sinistra sono sacrosante e benigne quanto quelle della destra odorano di zolfo, violenza e golpe. Spiegavo perché, dopo ventanni di «adunate oceaniche» fasciste, la sinistra abbia preteso una specie di monopolio della piazza: a volte con tono minaccioso, più spesso con lapparenza di una festa. Così, ogni volta che la destra ha provato a fare la stessa cosa, si è parlato di «attacco alla democrazia», demonizzando chiunque attentasse a una proprietà che si voleva esclusiva.
Il pezzo è stato commentato da decine di lettori del Giornale. «Parlano degli altri», ha sottolineato 27massimo52, «come se il diritto a protestare fosse solo loro, disconoscendo le altrui verità». «Vi sono altre differenze: noi in piazza ci andiamo controvoglia», ha aggiunto rbluke, anticipando leditoriale scritto ieri da Vittorio Feltri. Nikolin ha trovato una formula di sintesi ineccepibile: «È la superiorità etica e intellettuale della sinistra, bellezza!». Infatti ecco, sul mio blog, un intervento di Pfennig che sembra fatto apposta per raffigurare proprio una presunta superiorità etica e intellettuale. In questo senso è un pezzo splendido e raffinato, nella sua pesantezza, come un incrocio fra Bergonzoni e Travaglio. Vale la pena di riportarlo, e commentarlo, quasi tutto.
«La piazza di sinistra è laica, e lo è al 99% e, per quanto possano sembrarci esagitati gli adolescenti con la kefia, io ci porterei una classe di scuola elementare a fare lezione di civica - certo non li porterei a una manif. di destra, per carità... mi imparerebbero un sacco di parolacce senza saperle poi degnamente impegnare (ochei, questa era gratis)». Sì, Pfennig, questa è gratuita, e non solo sulluso che i bambini farebbero delle parolacce imparate. Credo proprio che i bambini (le manifestazioni di sinistra ne sono piene) imparino molte più parolacce nei cortei rossoverdeviola che in quelle di una maggioranza un tempo «silenziosa»; e che, per fortuna di tutti, non lo è più. Quei cortei sono storicamente caratterizzati da insulti, spesso assai pesanti, contro il capo del governo di turno (da De Gasperi a Berlusconi), il presidente della Repubblica, la maggioranza parlamentare, il papa e le istituzioni tutte. Per carità, linsulto è libero, come le idee, ma paragonare lurlo di piazza a un corso di educazione civica fa capire che senso viene dato alleducazione civica: trattare qualsiasi potere non di sinistra come fascista. Un atteggiamento non esattamente civico, né civile. Infatti, continua Pfennig: «La piazza della destra, destra italiana! bruttissima zoccola popolare (parlo del «grosso», il «mezzo milione»), è destra rancorosa (più che reazionaria), è univoca, dotata di una corporate identity perfettamente leggibile, anche fra disoccupati e operai». A proposito di rancorosi.
Insomma, non va bene neanche che la destra sia popolare, anzi: se è popolare devessere per forza anche zoccola, termine che ricorre: «È, in definitiva stupida e poco istruita, pronta al plagio la poverina, la zoccola che ci è e ci fa, e che dal suo bassissimo ventre, per forza chimica, rilascia lo zolfo della "cattiva digestione"». Raffinatamente greve, sì, ma per Pfennig questo è humor dei migliori, proprio ciò che manca allaltra parte: «Questa è la tragedia della destra italiana, non ha "humor da salotto", non è borghese per niente, non ha gli anticorpi per andare oltre Berlusconi, il che, francamente, è penoso; maldestri!». Ci siamo: oltre a non essere popolare, la destra non è neppure borghese, è soltanto berlusconiana. Non è una semplificazione eccessiva, Pfennig?
No. Anche la semplificazione eccessiva viene tutta dalla destra. Infatti: «La vita pubblica tutta tende a una semplificazione che poco ha a che fare con la complessità dialettica e antropologica della cittadinanza che, «la piazza laica» (non il Centro Commerciale, non la piazza berluscona... ), in qualche modo esprime alla meno peggio nel suo abbozzo sociale: precarietà e debolezza vs unione fa la forza. Quella di sinistra è piazza dopposizione (con un bel po desperienza... ) che, lopposizione è (anche) «scendere in piazza», ripeto: questione civica. Quella di sabato, purtroppo per la destra italiana, è lennesima trasfigurazione dei «cazzi miei» «vittimista» del Silvietto alla «Vecchio Criminale Sessuomane da Strapazzo» per i quattro quarti dellopinione pubblica mondiale».
Scrivo di primo pomeriggio, prima che parlino gli oratori ufficiali. Non so come si siano svolte le due manifestazioni. Bene, speriamo, cioè civilmente da entrambe le parti. Intanto mi è appena arrivato sul blog un commento di Paolo.Trieste: «Non è un problema di Destra o Sinistra. Forse il problema sta nella politica che non riesce più a dare nuove risposte alla Società, non riesce più a capire questa Società che cambia troppo in fretta. Di conseguenza quello che rimane è andare in piazza e contarsi e fare il confronto con la piazza dell'Avversario». Ecco, chi sa se Pfennig, e chi come lui, è in grado di fare un discorso generale, che consideri anche i difetti e gli errori della sinistra.
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