Massimo Restelli
da Milano
Da un lato la scommessa di un superdividendo per i soci Sanpaolo e la prospettiva che l’Antitrust imponga un taglio di 600 sportelli, dall’altro la volontà del Crédit Agricole di spuntare una buonauscita pari al 3% del mercato italiano e di mantenere il controllo di Nextra: il puzzle è complesso, ma l’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera conta di definire entro 10-12 giorni l’aspetto della nuova Superbanca.
Dopo il riscontro del summit di mercoledì con il direttore generale della Banque Vert, Georges Pauget, Intesa e Parigi hanno così predisposto un «calendario molto serrato». L’obiettivo è chiudere l’accordo entro i primi di ottobre, quando sono attesi i cda di Milano e Torino per il via libera definitivo al matrimonio. Il dossier sarà quindi recapitato in Bankitalia e all’Antitrust (probabilmente il 12 ottobre). Dopo i primi contatti, Antonio Catricalà è in attesa dei dettagli, ma a confermare la stima dei 600 sportelli in eccesso è stato ieri lo stesso Passera davanti ai rappresentanti sindacali. Nel medesimo incontro si è discusso di «alcune migliaia» di esuberi (concentrati nelle direzioni centrali e nei centri elaborazione dati) oltre che delle condizioni poste dall’Agricole.
Facendo leva sul proprio diritto di veto e sul sostegno assicurato in questi anni al presidente Giovanni Bazoli, Parigi ha chiesto un presidio pari al 2-3% del mercato creditizio della Penisola. Quota lontana da quella detenuta dai cugini di Bnp Paribas tramite Bnl (5% in termini di total asset), ma cui si aggiunge la forza d’urto degli sportelli e del marchio che saranno ceduti da San-Intesa. Valutato prima un passaggio di consegne in Biverbanca e in Friuladria, la trattativa sembra ora concentrata su Cariparma. Dove il consiglio generale della fondazione omonima ha ufficializzato di rinunciare a ogni veto affidando al presidente Carlo Gabbi la scelta di un advisor: la prossima settimana è prevista una verifica con Passera che lunedì avrà un incontro per sondare la Fondazione Cariplo. Da risolvere poi la fuga in avanti di Piazza Affari, dove Intesa e Sanpaolo hanno chiuso rispettivamente a 5,16 euro e 16,69 euro (più 1,5%) con un concambio implicito di 3,234 azioni contro una. Rapporto superiore del 3,8% rispetto a quello fissato dai due gruppi (3,115), dietro cui si cela la scommessa di un «ritocco» o di una compensazione in termini di dividendo straordinario per Torino. A fine anno Piazza San Carlo dovrebbe avere un free capital da 2 miliardi ma, considerando che ogni decisione dovrà essere adottata in sintonia con Ca’ de Sass, Rasbank prevede una cedola da 0,5 euro per un esborso di 1 miliardo. Un modo per accondiscendere ai desideri delle fondazioni grandi azioniste del Sanpaolo, riunite ieri a Milano per trovare una linea comune anche sulla controllata Eurizon.
Malgrado resti da verificare come si tradurrà il forte scontento dimostrato dal Santander (secondo cui Torino sarebbe stato sottovalutato), il destino del polo finanziario di Mario Greco è infatti l’altro snodo cruciale dell’operazione. Il gruppo è oggi sospeso tra la volontà delle Generali (cui farà capo il 5% di San-Intesa) di mantenere il 50% della joint venture bancassicurativa Intesa Vita estendendone l’azione agli sportelli Sanpaolo, e le attese che l’Agricole ha riposto nei fondi Nextra (l’attuale Caam).
Idee difficili da sposare con la difesa dell’integrità di Eurizon, a meno di non considerare la società di Greco un investimento finanziario e «monetizzare» il contratto di distribuzione con Sanpaolo.
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