San Marino tricolore Il primo scudetto che finisce all’estero

Storico titolo nel baseball: la squadra del Titano campione in casa del Nettuno

San Marino tricolore Il primo scudetto che finisce all’estero

Sventola, sul diamante, la bandiera bianca e azzurra. Non è tricolore ma questo significa. San Marino campione d'Italia, di baseball, non conta il gioco, non è importante la disciplina, ai cittadini della Repubblica del Titano stavolta il trasloco conviene. Storie di sport, dove anche un paradosso è possibile, vedere dunque una squadra che gioca in un altro Paese vincere e fregiarsi del titolo di campione del Paese medesimo. Addirittura andando a trionfare in casa dei signori, il Nettuno, là dove il baseball vive e regna, viveva e regnava in verità fino a sabato sera.
Un altro Paese, ho detto. Si fa per dire, San Marino sta all'Italia come Monaco, il principato, sta alla Francia. Anche lì, tra un'ostrica e una coppa di champagne, hanno imparato a unire l'utile al dilettevole. La squadra di football gode di tutti i privilegi, fiscali e residenziali, partecipa al campionato transalpino dall'anno di grazia del 1953 e lo ha anche vinto più volte, così la coppa nazionale, la prima davanti a sua altezza Grace Kelly. Da segnalare le proteste di Bernard Tapie, patron dell'Olympique di Marsiglia, che denunciava i favori del club monegasco che poteva sottrarsi alle tasse invece onerose per il resto delle società francesi al cento per cento partecipanti al campionato.
San Marino ha un fascino diverso, può giocarsela, come Montecarlo, con il gran premio di automobilismo e di motociclismo, che però vengono disputati a valle, Misano e Imola per ricordare, non c'è una gran corniche, non c'è il casinò, lo champagne è stato sostituito da un moscatino spumantino dolce dolce e da una torta di cialde, nocciole, caffè, cioccolato che fa impazzire e ingrassare i turisti ma il totale è che sul Titano si sta di un bene che pochi sanno e molti dicono. Ma questo non c'entra, San Marino ha i suoi pregi, la sua storia di Castelli, è la più antica repubblica d'Europa, ha la sua televisione di Stato, ha quattro teatri, ha l'Università, ha la squadra di calcio che partecipa al campionato italiano (nella ex C2), ma ha anche un campionato interno, la nazionale ne prese tredici in una partita sola dalla Germania due anni fa e mercoledì prossimo debutterà nelle qualificazioni mondiali contro la Polonia. Per la cronaca ci sono stati sanmarinesi doc campioni d'Italia e di Europa proprio nel football (Massimo Bonini, il biondo che nella Juventus sudava e correva per Platini e Boniek) ma anche altri personaggi di cui si parla e si scrive, per esempio nel mondo della musica leggera, il signor Ciacci detto Little Tony.
Ma questo non c'entra per spiegare l'arcano; d'accordo a metà dell'Ottocento Peppino Garibaldi si rifugiò nelle case del Titano scappando da Roma, d'accordo da Rimini bastano due tornanti e si è in paradiso, ma trattasi pur sempre di un altro mondo, senza dogana, frontiera, controllo passaporto, scafisti, varie ed eventuali. Sarebbe come se la Città del Vaticano decidesse di farsi viva nel campionato di calcio o di un altro sport ma italiano, al di là della simpatia e dell'utilizzo mediatico che significato si darebbe all'evento? Sarebbe come se la Turchia o Israele diventassero campioni d’Europa. D'accordo anche che ormai il mondo dello sport medesimo è così pieno di stranieri, da certi club britannici che non hanno nemmeno un calciatore made in United Kingdom all'Inter morattiana, che è difficile davvero comprendere perché siano ancora iscritti ai campionati nazionali.
Questa è allora la forza fresca di questa vittoria di San Marino, piazzare la sua bandiera, senza enfasi e patriottismi, sul territorio straniero ma che, in fondo, è come chiedere un limone al vicino di casa e alla fine prendersi anche l'uso e il possesso della cucina, dei doppi servizi e del giardino.

Non c'è violazione regolamentare, non è reato, non è furbizia ma è soltanto una questione di logica e di coerenza. A meno che da oggi anche a noi italiani non venga permesso di godere degli stessi vantaggi e privilegi, tutti, torta al caffè e moscatino esclusi.

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