San Martino La Rianimazione chiude per un batterio

Il reparto di Rianimazione del Monoblocco dell’Ospedale San Martino chiuso per un batterio. «È molto facile che nei reparti di terapia intensiva, dove l’uso di antibiotici è elevato, si sviluppino ceppi di microorganismi resistenti e difficili da eliminare. Abbiamo quindi deciso di ridurre il carico assistenziale sino a quando la presenza di questi microorganismi raggiungerà livelli più contenuti», spiegail direttore sanitario dell’ospedale Gianni Orengo che vuole ridimensionare l’allarme. «Abbiamo inviato una comunicazione a tutte le strutture ospedaliere cittadine per informarle della situazione che determinerà, a regime, una riduzione di tre letti in terapia intensiva per qualche settimana. In pratica, dopo aver constatato che cinque pazienti hanno sviluppato nelle prime vie aeree una colonizzazione da germe “Acinetobacter baumannii”, la direzione sanitaria del San Martino ha deciso di ridurre la tensione su questi pazienti e cioè bloccare i nuovi ricoveri per consentire una diluizione e ridurre la circolazione del microorganismo». «Quando si parla di colonizzazione - spiega Orengo - non significa che questi pazienti hanno sviluppato una malattia infettiva».
«Dal 2006 - spiega Orengo - abbiamo messo in atto un sistema di sorveglianza abbastanza capillare sulle terapie intensive. Per cui quando accadono episodi del genere ce ne accorgiamo subito. È già capitato in passato ed abbiamo risolto con azioni analoghe a quelle adottate ora». In merito al blocco dei ricoveri al reparto di rianimazione del San Martino, Matteo Rosso, consigliere regionale e responsabile sanità del Pdl, ha scritto al presidente della Regione Claudio Burlando e annuncia la presentazione di un’interpellanza urgente.

«Sappiamo che gli ospedali non sono cittadelle fortificate o edifici sterili a chiusura stagna: a volte non si può evitare che i nemici della salute si annidino in corsia o nei reparti più sensibili - scrive Rosso nella lettera a Burlando - ma è necessario garantire al massimo tutte le condizioni per evitare il presentarsi di questi fatti a tutela della salute dei pazienti».

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