San Siro, dopo la vendita i "veleni"

L'aiuto di Fi imbarazza il Pd e irrita la Lega. Verdi pronti a lasciare Sala

San Siro, dopo la vendita i "veleni"

Quando scatta l'"emendamento tagliola" del Pd, il "canguro" che azzera in blocco tutti quelli ancora in stand by e chiude la discussione sulla delibera per la vendita di San Siro ieri sono passati tre minuti dalle 2 di notte e scoppia un boato in aula che risveglia anche chi aveva appoggiato per un attimo la testa sul banco. "Sindaco si vergogni" tuonano Silvia Sardone e il capogruppo Alessandro Verri, "allora cancelliamo anche i Consigli" urla Manfredi Palmeri, "sono profondamente deluso, questa maggioranza non c'è più, è da voltastomaco correre per gli interessi dei privati. Dovete baciare i piedi a Forza Italia, per me da domani tutto cambia" avverte il verde Carlo Monguzzi. Il riferimento a Fi ovviamente è legato all'aiutino arrivato ancora prima che iniziasse la seduta. A Beppe Sala manca il 25esimo consigliere per approvare l'atto con maggioranza assoluta. La presidente della Consulta nazionale di Fi Letizia Moratti anticipa che il gruppo (tranne De Chirico, che rimane fermo sul no) "nell'interesse della città" non boccerà la delibera per non mettere a rischio l'investimento dei club sul quartiere. A quel punto, con un quorum più basso diventa irrilevante se l'ultimo indeciso, Marco Fumagalli, voterà a favore o contro. "Avrei bocciato. Non partecipo solo per rispetto alla Lista Sala, ma mi dimetto da capogruppo" precisa in aula. La delibera passa alle 3,44 di notte, dopo dodici ore dal via, con 24 sì, 20 no (a sinistra i 3 Verdi, i Pd Giungi, Pantaleo e Turco, Fedrighini del gruppo misto, nel centrodestra tutta la Lega, FdI, De Chirico di Fi e Noi Moderati), oltre a Fumagalli non partecipa Palmeri del centrodestra. Ma questa volta, se la giunta era abituata alle "sparate" del ribelle Monguzzi, anche Francesca Cucchiara dei Verdi avverte Sala: "Questa è democrazia? Da domani niente sarà più come prima". Il gruppo non era stato neanche avvisato della mossa del "canguro", trattato come un partito di opposizione. A chi gli faceva notare che un atto di questa portata è passato senza la maggioranza assoluta, Sala ha risposto: "Sarò un po' cinico ma conta il risultato. Tra poco nessuno si ricorderà se è passato con 24 o 25 voti, si parlerà del progetto". E sulla possibilità che i Verdi escano dalla maggioranza: "Non lo so, dovete chiedere a loro. Io non ho nessuna intenzione di cambiare". Con una nota Cucchiara e il capogruppo Tommaso Gorini ribattono: "La seduta segna per noi una frattura profonda, non solo per le ragioni di merito ma soprattutto per il metodo. Ci riserviamo ora di aprire un confronto con gli organi dirigenti locali e nazionali del partito, per valutare la nostra posizione nelle istituzioni milanesi. Al sindaco, che ha dichiarato di voler essere un pochino cinico, ricordando che conta il risultato rispondiamo che almeno da questa parte, preferiamo essere coerenti". Sull'aiuto di Fi Sala afferma: "Non mi scandalizzo, dico di più, ci sono tante materie su cui bisognerebbe avere la capacità di lavorare di più insieme, senza che cambi nulla rispetto agli attuali schieramenti. Penso al tema dell'urbanistica. Il Salva Milano è morto e sepolto ma serve una nuova legge nazionale". Ne avrebbe fatto a meno il Pd, come sottolinea il segretario milanese Alessandro Capelli, che velatamente accusa Sala: "Colpisce e rammarica molto la scelta inedita del capogruppo della lista del Sindaco di non dare i numeri alla maggioranza. Non discutiamo la scelta personale sicuramente faticosa, ma la posizione di un capogruppo di maggioranza. Anche perché siamo sempre stati chiari, nessun accordo con il centrodestra. Qualche giorno fa Moratti aveva proposto un accordo con il Pd al quale abbiamo risposto chiaramente: "no grazie"".

Il colpo di scena di Fi ha irritato - per usare un eufemismo - gli alleati. Alla vicesegretaria della Lega Silvia Sardone che aveva tuonato "la Lega non è e non sarà mai la stampella di Sala" ieri il coordinatore regionale di Fi Alessandro Sorte ha ribattuto: "Abbiamo certificato la fine dell'attuale maggioranza e del progetto del campo largo a Milano. Sala non ha raggiunto quota 25, non ha più la maggioranza. Noi abbiamo dimostrato responsabilità: la delibera era certamente mal scritta, criticabile e piena di lacune, ma non potevamo ignorare il bene di Milano. A Sardone chiedo: sei in Consiglio per amministrare o per urlare? La Lega a Palazzo Marino è salita sulla Flotilla con una parte del Pd e Avs, scegliendo di navigare verso il baratro. A questo punto mi chiedo: quanti valori condividiamo davvero con chi si ritrova, su temi così strategici, sulle stesse posizioni della sinistra estrema? ". Il leader della Lega Matteo Salvini ribatte che il suo gruppo "è stato coerente e Fi ha sbagliato, ma non è questa scelta a mettere in discussione il centrodestra".

Anche il presidente FdI del Senato Ignazio La Russa contesta. E per il coordinatore cittadino di Fdi Simone Orlandi "lo storico Meazza è stato svenduto a prezzo irrisorio, colpisce che anche pezzi della maggioranza abbiano votato contro".

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