Roma

A San Vitale festeggiati 60 anni di «nera» a Roma

Sessant’anni di cronaca nera a Roma, sessant’anni compiuti dalla sala cronisti di San Vitale, sede della Questura capitolina. Uno stanzone al piano terra dell’edificio della polizia di Stato poi trasferito nell’ex ufficio passaporti: qui i cronisti dei maggiori quotidiani nazionali (quelli che in gergo si chiamano «questurini», autentici avamposti della notizia) seguono «in presa diretta» i fatti del giorno. O almeno ci provano tra veline, conferenze stampa e notizia «criptate». Una conquista del sindacato cronisti romano che ieri, per l’occasione, assieme al questore Marcello Fulvi, ha scoperto una targa commemorativa. Per ricordare un evento che fece della questura, per usare le parole del presidente del sindacato Romano Bartoloni, «paradossalmente, uno dei primi laboratori di democrazia del dopoguerra. Oggi festeggiamo i 60 anni del sindacato - dice Bartoloni - anche se in effetti la nostra associazione nasce 95 anni fa; ma come tutte le organizzazioni sindacali anche la nostra fu sciolta nel periodo fascista. Quando poi l’informazione, nel 1945, uscì dalla clandestinità, le istituzioni non c’erano. I colleghi che vennero in questura iniziarono a parlare tra di loro ponendo le basi di un primo dibattito democratico». Rivolto al questore Bartoloni auspica che i rapporti con la polizia siano «meno burocratizzati». «Prima eravamo i cacciatori di notizie, oggi - conclude - tra veline, comunicati e conferenze stampa siamo diventati delle prede». Pronta la risposta di Fulvi, ex Digos, da meno di un anno nella capitale: «Mi fa enormemente piacere - ha detto - che proprio in questa sede di polizia si sia iniziato a ricostituire un tessuto democratico di cui l’informazione è momento fondamentale. Laddove non c'è informazione infatti, laddove si ha intenzione di nascondere le notizie evidentemente non c’è democrazia. La rinascita del sindacato cronisti romani proprio in questura esprime un implicito riconoscimento di una nostra voglia che in quel momento c’era di andare verso l’esterno dopo anni di chiusura.

Questa vostra iniziativa è stata accolta come l’aspirazione anche per noi a respirare un’aria diversa». \

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