nostro inviato a
Santa Margherita di Belice
Chissà cosa direbbe Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel sapere che il premio dedicato alla sua memoria, giunto questanno alla sua quinta edizione (e coincidente con il cinquantesimo anniversario della pubblicazione del Gattopardo) se lo è aggiudicato uno dei suoi più acerrimi nemici, il poeta genovese Edoardo Sanguineti, con lopera Smorfie. Romanzi e racconti (Feltrinelli). Lo stesso Sanguineti che firmò ben diciotto articoli contro il Gattopardo, bollando il romanzo, sulla scia del Contini, come letteratura superata e reazionaria.
La paradossale scelta del premiato, preceduto da illustri autori (lisraeliano Yehoshua con La sposa liberata, e Tahar Ben Jelloun con Amori stregati, Claudio Magris con Alla cieca, Anita Desai con Fuoco sulla montagna), non è sfuggita allo sponsor, lazienda vinicola Donna Fugata, che sembra voglia ritirarsi lasciando a secco il premio il prossimo anno. La decisione non è ufficiale, ma tra le mura di Palazzo Filangeri di Cutò echeggiava il disappunto di Giacomo Rallo, titolare dellazienda - per la prima volta questanno non consultato riguardo la scelta del vincitore - che non si è dimenticato dei diciotto articoli che il poeta genovese del Gruppo 63 indirizzò contro Tomasi di Lampedusa, e anche della recente lectio magistralis dai toni fortemente «rivoluzionari», se così si può dire, tenuta da Sanguineti a Montecitorio. E se Donna Fugata, che faceva sentire la sua «eloquente» assenza ieri sera alla premiazione - nonostante abbia poi reso omaggio al poeta nella sua dimora - manifesterà probabilmente il suo dissenso sfilandosi lanno prossimo come sponsor, Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo dellautore del Gattopardo, nella riservatezza tipica dei notabili siciliani, ha scelto di consegnare il proprio disappunto solo agli amici intimi. «Sorpreso» in una conversazione con lassessore alla cultura e allagricoltura Peter Gleidewel, infatti, si lamentava del restauro del palazzo e dellincongruenza complessiva del premio. Scavando nelle radici più profonde della storia e della tradizione siciliana, per esempio, risulta difficile trovare un nesso tra il gelido canto medioevale finlandese con cui si apriva la cerimonia - sotto lo sguardo delle bianche pietre di Sicilia e delle palme mediterranee - e la cultura del Belice.
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