Sanità: il buco adesso supera il miliardo e 700 milioni

Sorpresa. La voragine sanitaria si allarga oltre i peggiori pronostici. In gran segreto, a 5 giorni dalle elezioni regionali, la giunta Marrazzo si è esibita in una performance amministrativa inaudita. Quatti quatti, assessori e reggente il 22 marzo hanno firmato l’ultimo provvedimento del loro mandato: l’approvazione dei bilanci (per l’annualità 2008) delle Asl, delle aziende ospedaliere dei policlinici universitari e degli Irccs. Compresa l’Ares 118. E il risultato è incredibile: le aziende sanitarie hanno prodotto un debito complessivo di 1.709.737.217,74 euro. Almeno 300milioni in più di quello che era stato preventivato. Una sorpresa davvero amara per Renata Polverini. Addirittura più amara di quanto fosse lecito che la neopresidente del Lazio potesse attendersi cominciando a controllare i conti della sanità. Le perdite delle singole aziende valutate dai tecnici della contabilità regionale hanno peraltro sottolineato anche l’entità dell’ammanco di cassa tra produzione (ticket sulle prestazioni sanitarie offerte, ricoveri e rimborsi) e la spesa necessaria alla produzione stessa rispetto al budget assegnato annualmente. La maglia nera del management spetta alle aziende ospedaliere dove sbanca il San Giovanni con il 60,9 per cento di sforamento sul budget assegnato di 180milioni di euro e si indebita per altri 106. A ruota segue il San Filippo (49,15) e dietro arriva il San Camillo (39,91) malgrado incassi dalla Regione fino a 380 milioni e riesce a indebitarsi per 153. Si difende - si fa per dire - pure l’ospedale Sant’Andrea (33,80) e salta agli occhi pure la disparità economica dell’Ifo (27,77) e una perdita di bilancio di ben 40milioni su 145. I più virtuosi sono i conti dell’Ares 118 con uno sforamento di 3 milioni e 300mila euro. Tuttavia a fare davvero peggio, molto peggio, degli ospedali ci sono le Asl dove l’andazzo deficitario è una prassi quasi consolidata contando che anche nei bilanci degli anni scorsi il debito era pressoché di pari entità. Per stilare la classifica del debito in questo caso bisogna posizionarsi su un altri ordini di grandezza. Ecco la facile esemplificazione. L’Asl Roma C ha prodotto nel solo 2008,169 milioni di euro di perdite; la Roma B altri 164; la Roma D 100; la Roma E 153; la Roma G 129. Le aziende rimanenti invece si stabilizzano tra i 40 e gli 80 milioni. Bazzecole insomma la cui somma appunto svetta a un miliardo e 700 milioni. E tornando alla nota delibera di Giunta che analizza caso per caso il portafoglio degli ospedali è facile soffermarsi sulla lettura di una premurosa raccomandazione. La Regione sottolinea nero su bianco che «le aziende devono sottoscrivere misure e iniziative di programmazione e di gestione tese a garantire il recupero dell’efficienza, efficacia ed economicità aziendali per riportare in equilibrio i risultati di esercizio».

Già i manager di quelle stesse aziende pur stilando i rendiconti annuali non si sono prodigati affatto a promuovere azioni di ripiano, anzi. A quanto pare, anche in questi ultimi giorni dopo il cambio di passo alla guida del Lazio, continuano a spendere in nomine e nuovi contratti.

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