Sanità, il buco si tappa con i rinvii

«Una manovra di ripiano che non ripiana. Un piano di rientro che non rientra». È d’obbligo scusarsi per il bisticcio di parole ma è l’unica maniera per descrivere l’assestamento di bilancio che dovrebbe coprire il buco sanitario prodotto, nel solo 2006, dalla giunta Marrazzo. Anzi, oltre alla copertura operata sui 124 milioni di euro di sforamento, restano sempre da pagare le prestazioni dell’ospedalità privata dove il Policlinico Gemelli fa la parte del leone per un totale di 150 milioni di euro. Questa cifra, seppur riferita al 2006, verrà contabilizzata nel 2007 e regolamentata nel 2008. Non si ripiana, piuttosto si differisce il conto. Ma questo è solo uno degli escamotage utilizzati per mettere toppe qua e là. Nell’esame dei documenti che supportano la «manovrina» si scopre che i famigerati tagli alla spesa pubblica riguardano capitoli di spesa cosiddetta «obbligatoria», ossia da pagare comunque: stipendi, indennità, previdenza e parcelle. «Ed è così per oltre il 25 per cento della copertura». L’analisi puntuale, carte alla mano, è del senatore Andrea Augello (An), già assessore al Bilancio, che stila un quadro inquietante delle responsabilità gestionali che si troverà ad affrontare la giunta Marrazzo di qui a poco, perché «queste poste pure se sono state tagliate dovranno essere onorate, ecco perché si chiamano obbligatorie. Tagliare la spesa obbligatoria per quasi 30milioni di euro, è un atto di consapevole trascuratezza - spiega - perché sono state decurtate pure manciate di risorse nel fondo di riserva, 8 milioni in tutto. Senza contare i 3 milioni stornati dalla copertura per gli accordi transattivi: altra posta obbligatoria». E per come la descrive l’esponente di An, l’operazione può considerarsi «irricevibile» e «così sarà per i tecnici del ministero dell’Economia che chiederanno alla giunta di dare conto della relazione tecnica che spiega doviziosamente come e dove si potranno operare quei tagli alle competenze contrattuali». Secondo Augello, l’assestamento licenziato dalla giunta Marrazzo, ora al vaglio della commissione Bilancio della Pisana e che approderà in aula lunedì prossimo «non costituisce una reale copertura ma solo un differimento del problema riposizionando il debito agli anni successivi. Alla stessa stregua siamo alla finzione collettiva sul piano di rientro: l’esecutivo dovrebbe ammettere che non è in grado di onorare il patto sottoscritto con via XX Settembre perché la spesa sanitaria è cresciuta di oltre 1 miliardo rispetto al 2005». Scartabellando i documenti emergono altri capitoli di spesa sui quali la scure di Marrazzo colpisce: la ricerca agro-alimentare viene depauperata per altri 8 milioni di euro, così pure la formazione del personale, e analogamente subisce un taglio netto di 14 milioni l’edilizia popolare. Di altri 6 viene impoverito il diritto allo studio. Ma non si dovevano tagliare del 25 per cento gli interi capitoli di spesa per formulare una manovra equa e sostenibile? «Macché...

Ci sono capitoli in cui le decurtazioni superano il 50 per cento - punta l’indice Pietro Di Paolo (An), vicepresidente della commissione Bilancio alla Pisana - così per il terzo settore, agricoltura e formazione nei servizi sociali: qui siamo a meno 92 per cento».

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