«Sanità al collasso, serve un dibattito»

«La conseguenza logica del flop della cartolarizzazione dei crediti sanitari produce sì, nell’immediato, il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti della sanità convenzionata ma, a strettissimo giro di boa, produrrà il licenziamento degli stessi che andranno a ingrassare le file della disoccupazione del Lazio». Lo afferma in una nota il segretario regionale della Fials-Confsal, Gianni Romano. «Questo perché - sostiene Romano - come abbiamo appreso dagli stessi operatori del settore, molte cliniche convenzionate non hanno ancora percepito un soldo sulle prestazioni sanitarie già erogate nel 2005. Mentre, per quelle fornite da gennaio 2006 a oggi, non si prospetta alcuna scadenza successiva: neppure fittizia. È di essenziale importanza allora che, in un panorama pressoché disastroso come quello appena descritto, la giunta regionale si attivi per progettare un piano di riassorbimento del personale, perché già da subito deve considerarlo in grave stato di precarietà lavorativa, visto che - continua Romano - non è prevista la cassa integrazione per il personale sanitario e ausiliario che opera nel settore dell’assistenza».
«Chiediamo al presidente Piero Marrazzo - aggiunge il segretario regionale della Fials - se, tra i tanti piani per l’emergenza sanitaria che ha divulgato alla stampa dal giorno successivo al suo insediamento, si annovera anche quello riferito alla salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Non dimentichiamoci che se il personale della sanità convenzionata, la maggioranza con esperienza ultra-decennale andrà a spasso per sempre e senza alcuna forma di sostentamento i pazienti ricoverati presso queste strutture (almeno un centinaio quelle aderenti solo all’Aiop) dovranno essere trasferiti altrove. Ma dove? - si domanda sarcasticamente Gianni Romano -. Anche per le strutture pubbliche, come abbiamo appreso da fonti giornalistiche che riportavano le parole del presidente Marrazzo, è stato previsto un congruo taglio dei posti letto. Ci rimane solamente da sperare che le conseguenza della politica sanitaria della giunta regionale che ancora una volta si è dimostrata poco accorta nel rispondere ai bisogni della cittadinanza, produca strumenti adeguati per tamponare l’inevitabile eco sulle liste d’attesa per i ricoveri, e una seconda, in ricaduta automatica, che andrà a colpire - conclude il sindacalista - tutto il sistema della sanità privata compresi i centri per disabili, i poliambulatori per l’analisi cliniche, di radiodiagnostica, ecografia e fisioterapia».
Altre critiche alla gestione della Sanità arrivano da Stefano De Lillo, vicecapogruppo di Forza Italia e vicepresidente della commissione Sanità della Regione Lazio: «Il rientro del deficit nella Sanità? Nessuno l’ha visto- afferma in una nota De Lillo-. L’unica cosa nota è il taglio dei posti letto e il rischio di aumento delle tasse. La situazione sta scoppiando ma l’assessore continua ad evitare sistematicamente di riferirne in aula. Eppure, da mesi, non c’è giorno che gli addetti ai lavori non denuncino il rischio chiusura di un servizio o il tracollo di un settore della Sanità. «Nonostante i tentativi ormai clamorosamente naufragati di scaricarne sul precedente governo regionale la responsabilità - continua De Lillo - in un anno il deficit nel primo settore di competenza della Regione Lazio ha sfondato i due miliardi di euro. Anche grazie alla cancellazione del ticket, la spesa farmaceutica è lievitata e la mancata vendita del patrimonio ospedaliero ha fatto il resto.

Ora ci troviamo con un deficit in salita, le strutture sanitarie convenzionate, che offrono 12.000 posti letto, non pagate da un anno e a rischio chiusura, migliaia di lavoratori precari a rischio, migliaia di pazienti scaricati da una struttura all’altra senza una prospettiva di continuità delle terapie».

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