Sanità in convenzione, la scure della Regione

Antonella Aldrighetti

L’annunciata revisione delle prestazioni sanitarie e dei servizi da erogare ai pazienti-utenti dell’intero Lazio partirà da un drastico ridimensionamento delle convenzioni con le strutture private. Con il pretesto della necessità di razionalizzare il settore, la giunta Marrazzo si appresta a operare pesanti tagli o - come dimostra il nuovo piano sulle vaccinazioni, del quale riferiamo a parte - a chiedere un maggiore concorso dei cittadini alla spesa per le singole prestazioni. All’interno della maggioranza di centrosinistra stentano ad accordarsi le posizioni più estremiste (di quanti vorrebbero «cancellare» l’attività in convenzione di laboratori di analisi, ambulatori e cliniche private) con quelle più ragionevoli di chi si rende conto che, con l’attuale organizzazione, non si può fare a meno delle strutture sanitarie gestite da privati. Per quel che se ne sa, la giunta regionale starebbe studiando una programmazione per ritoccare da un lato i parametri per gli accreditamenti delle strutture sanitarie e dall’altro le convenzioni con ambulatori e case di cura private, passando al setaccio anche la gestione sugli appalti nelle aziende ospedaliere. Quest’ultima, rispolverando un’idea già ipotizzata - ma non attuata - dall’ex giunta Storace, verrà gestita centralizzando l’offerta sulle necessità sanitarie tramite una società di multiservizi. Niente di nuovo se non la volontà politica di seguire l’esempio offerto dal Campidoglio, prima da Rutelli e ora da Veltroni, con una società di fatto controllata dalla Cgil che monopolizza la pulizia nelle scuole e molti altri servizi, appoggiandosi al collaudato sistema delle coop. Ma torniamo a come verrà “ridisegnata” la sanità laziale. «Senz’altro dipenderà dall’entità degli sforamenti di bilancio nelle Asl» si sente dire nel centrosinistra e pure «dall’atteggiamento del governo nel coprire il disavanzo» nonché sulla politica, ossia «la qualità delle scelte per la spesa sanitaria». Tutto ciò fa sorgere il sospetto che le prestazioni sanitarie finora erogate (in gran parte a carico della Regione) rischiano di rimanere solo un ricordo. Come rispondere allora alle aspettative dei cittadini? «Siamo di fronte ad un nuovo “giallo”: apprendiamo che la giunta si appresterebbe a non riaffidare alle aziende fornitrici gli appalti di cui sono titolari. Una decisione che dovrebbe essere determinata dalla valutazione delle prestazioni e della produttività non dall’evento politico delle regionali - spiega il vicepresidente della commissione Sanità Stefano De Lillo -. C’è poi il mistero di come faccia la giunta a denunciare buchi di bilancio nelle Asl se poi fa sapere di voler rivedere i requisiti minimi richiesti per l’accreditamento delle strutture sanitarie, che sono correlati anche alle buone prestazioni economico-finanziarie». Dubbi che fanno il giro di tutta l’opposizione. Per Fabio Rampelli «nella Giunta Marrazzo emergono sempre più evidenti i contrasti tra l’assessore Battaglia e il suo collega Nieri: il primo vorrebbe mantenere le convenzioni con i privati, l’altro le vuole drasticamente ridurre». Una critica analoga alle due diverse posizioni di una stessa maggioranza la esprime pure Luciano Ciocchetti, capogruppo Udc. «La differenza di vedute sulla gestione della sanità è l’esatta fotografia delle enormi divisioni che caratterizzano questa giunta - precisa - ma non è tagliando le convenzioni che si risolvono i problemi.

Il peso del privato, con accreditamenti provvisori, è circa del 10 per cento. Mentre la nuova delibera non è altro che l’attuazione della legge sugli accreditamenti approvata dal centrodestra nella precedente legislatura».

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