Con la legislatura regionale agli sgoccioli la svolta sostanziale, dopo cinque anni di immobilismo politico e gestionale dellintero settore assistenziale in mano al centrosinistra, è quella che sta preparando il PdL del Lazio sulla «governance» sanitaria. Ed è pacifico che il primo atto importante della prossima legislatura dovrà essere il piano sanitario con la riorganizzazione della rete ospedaliera. Lanticipazione del proposito - venuta fuori nel corso di un convegno organizzato dallassociazione Mille e una ragione su «Unaltra sanità», cui hanno partecipato istituzioni e personalità politiche - delinea la necessità di compilare un percorso programmatico che si muova su tre direttrici: equità, responsabilità, efficienza.
A illustrare i contenuti è il deputato del pdl Fabio Rampelli, già consigliere regionale per tre legislature. Che tiene ad aggiungere: «Il modello definitivo più efficace che dobbiamo rincorrere è basato essenzialmente sul metodo che utilizzano tutti i cittadini quando si devono curare una patologia importante: si recano a Roma nei grandi ospedali. Non vanno certo nei piccoli e angusti ospedaletti di provincia che non hanno nemmeno un reparto di rianimazione per cui diventa un rischio sottoporsi ad anestesia e quindi a un intervento chirurgico». Non manca però la specifica su come dovrà essere lassistenza sul territorio che va potenziata con tutta la sanità di prossimità. A spiegarne i contorni è stato lo stesso viceministro della Salute Ferruccio Fazio che ha sottolineato: «Per riformare il Lazio bisogna centrare limportanza della continuità assistenziale del paziente. Accogliere il cittadino e curarlo utilizzando ospedale e territorio in modo appropriato. Così le liste dattesa potranno essere abbattute con la differenziazione delle priorità dintervento: diagnostica e specialistica di prevenzione da un lato, diagnosi per la cura dallaltro. E in questo contesto non potranno mancare i grandi ospedali che gestiranno sia lofferta in regime di degenza che in regime ambulatoriale».
Parola dordine insomma è mantenere una buona sanità a costi controllati. Il contrario di quanto accaduto fino a oggi: «Deficit altissimo e sanità in crisi: uno squilibrio che - accusa il parlamentare Domenico Di Virgilio - ha portato la giunta Marrazzo a contraddirsi sul fatto di voler chiudere prima diciotto ospedali e poi volerne aprire altri di lì a poco». Ma laffondo più pesante arriva dalleuroparlamentare Alfredo Pallone che punta l'indice contro lAgenzia di sanità pubblica Laziosanità rea di non promuovere controlli accurati su tutti i settori di propria competenza. «LAsp deve verificare che il sistema funzioni non scrivere il piano per la riforma del sistema sanitario come è invece accaduto - precisa -. Ecco i risultati. Ci troviamo con una medicina del territorio incapace di promuovere la continuità assistenziale di un paziente dimesso dallospedale. Ci troviamo con un deficit di funzionalità sulla valutazione del efficienza e dellefficacia che manca di strumenti e poi ci vantiamo, si fa per dire, di reparti con un primario per cinque posti letto. Serve un apparato di controllo a tutto campo. A partire dagli appalti della sanità».
Lurgenza che trapela in tutto il parterre del convegno è svecchiare il sistema e di scardinare le vecchie dinamiche di appartenenza politica piuttosto che di merito. E se è la politica a dirlo l'istituzione stessa si sente di confermarlo come espresso dal rettore della Sapienza Luigi Frati e dal rettore di Tor Vergata, Renato Lauro e lo stesso presidente del Coni Gianni Petrucci. Le linee guida per la sanità che verrà, secondo il PdL saranno il frutto del percorso, appena iniziato, con una serie di convegni in tutto il Lazio.
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