La sanità italiana è ammalata sono urgenti riforme strutturali

«Basta con le politiche di emergenza, il sistema sanitario italiano ha bisogno di riforme strutturali». Questo l'appello lanciato da Angelo Fracassi, presidente di Assobiomedica (la Federazione nazionale dell'industria biomedica e diagnostica), nel corso della recente assemblea annuale. Le ultime previsioni Ocse stimano per l'Italia al 2050 una incidenza del Pil sulla spesa sanitaria pubblica nella misura del 13,2 per cento, il doppio del valore attuale. Mentre oggi la spesa italiana è di un punto percentuale sotto la media europea a 15, nel 2050 il dato si attesterebbe, se pur di poco, sopra la media. Possibile governare tutto questo? Per le aziende del settore biomedico e diagnostico, si devono avviare rapidamente riforme di struttura: dalla riorganizzazione della medicina sul territorio, alla lotta agli sprechi e alle inefficienze, al ripristino della centralità del medico nella gestione, ad una più organica integrazione pubblico-privato. Sottolinea Fracassi: «Le imprese impegnate nella sanità ritengono doveroso tagliare quella spesa che finanzia le inefficienze e la cattiva sanità.

Ma la vera spesa sanitaria, quella che garantisce prestazioni di qualità per curare e riabilitare i cittadini in condizioni di sicurezza e di omogeneità su tutto il territorio nazionale, non va ridotta. E' infatti un investimento di alto valore economico e sociale per il Paese». Il contributo che l'industria biomedica, può offrire alla realizzazione di un servizio sanitario di qualità è di grande rilievo.

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