«La sanità nel Lazio rischia la deriva, serve concretezza»

A partire dal 1° ottobre prossimo, secondo il piano di rientro del deficit sanitario, cominceranno i tagli dei posti letto, alcuni ospedali saranno chiusi e altri saranno riconvertiti in presidi socio-sanitari. A tutt’oggi, però, mancano il programma attuativo di questo progetto di riordino, il piano di mobilità del personale e la mappatura definitiva dello sfoltimento di posti letto e reparti specialistici. Per questi motivi Cesare Cursi, responsabile nazionale Sanità di An non esita a definirlo «un piano confusionale a tutti gli effetti che manca di un’efficace attuazione nonché di una verifica sostanziale delle procedure da emanare». Secondo il vicepresidente della commissione Sanità del Senato, «la giunta Marrazzo ha definito un piano di riorganizzazione dell’assistenza che dovrebbe comprendere assieme ai tagli dei posti letto e alla chiusura di alcuni ospedali anche la costruzione di nuovi. Su quest'ultimo aspetto sarebbe interessante conoscere i siti scelti per i nuovi edifici, le caratteristiche e soprattutto i finanziamenti messi a disposizione. L’unica certezza al momento - precisa Cursi - dovrebbe essere quella riferita alla chiusura del Forlanini così come ha riferito il direttore generale Luigi Macchitella. Anche se è curioso ricordare che quando l'ex assessore al Bilancio Andrea Augello nella scorsa legislatura voleva vendere il San Camillo Forlanini all'Inail veniva tacciato di superficialità da quella stessa sinistra che oggi vuole fare la stessa cosa. Quanto al progetto di ristrutturazione del Policlinico Umberto I si parla di continui rinvii e poche certezze sull’inizio dei lavori e soprattutto sull’impiego dei fondi governativi stanziati per la ristrutturazione: quei 103 milioni di euro». Il senatore di An chiede, perciò, al governo di verificare gli sviluppi della manovra regionale in ambito sanitario soprattutto dopo che il Lazio ha usufruito dei 2 milioni di euro di extrafinanziamento per la copertura del debito. A sentire Cursi, serve una programmazione sul personale sanitario: «I numeri parlano chiaro.

Gli operatori sanitari, medici e non, andati in pensione non sono stati rimpiazzati da nessuno. L'assessore Battaglia s'è impegnato con i sindacati sulla stabilizzazione del precariato ma anche su questo il piano difetta di risposte concrete».

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