Sanità nel Lazio, serve un piano credibile di rientro del disavanzo

Cursi (An): «Le misure vanno concertate e non bisogna perdere, come sta accadendo ora, il controllo della spesa farmaceutica»

Claudio Pompei

Il disavanzo sanitario derivante dalla gestione della sanità nel Lazio, soprattutto nel settore della spesa farmaceutica, è estremamente allarmante; al punto che il governo, scartando l’ipotesi del cosiddetto “affiancamento”, ha richiamato la giunta Marrazzo all’urgente necessità di adottare provvedimenti drastici. La prima ipotesi avanzata - ritenuta la più probabile - è il ricorso all’aumento delle tasse di competenza regionale, cioè Irpef, Irap e bollo auto. E su questa possibile scelta, oltre alle critiche del centrodestra, si è scatenata anche la polemica da parte di significativi settori della maggioranza che sostiene l’ex “mezzobusto” di Raitre. Ma il ministro dell’economia Tommaso Padoa-Schioppa ha sottolineato, oltre alla necessità di far crescere le entrate, soprattutto quella di far diminuire le uscite, ossia di ridurre drasticamente la spesa. In effetti la giunta regionale ha già cominciato a muoversi in questa direzione, proponendo tetti sulla prescrizione di farmaci e limitazioni ai test di laboratorio e agli esami diagnostici più dispendiosi, ma anche misure restrittive sui ricoveri ospedalieri e consistenti tagli ai posti letto. Si tratta, però, di provvedimenti generici e di difficile applicazione. Senza neppure scomodare l’opposizione, è sufficiente dare uno sguardo alle bordate sparate contro Marrazzo e l’assessore Battaglia da Rifondazione, dagli ambientalisti e dagli ex comunisti. Il senatore Bonadonna, in un’intervista al “Corriere” ha fatto notare che «le convenzioni con i privati non sono state tagliate a favore del servizio pubblico, ma al contrario sono state, in certi casi, perfino estese» e ha addirittura auspicato un azzeramento della giunta. Non solo: critiche all’eccessiva genericità del piano vengono anche dai medici e dai sindacati.
«In effetti - commenta Cesare Cursi, responsabile nazionale Sanità di An - i sindacati stanno storcendo il naso. Cgil, Cisl, Uil e Ugl lamentano la mancata concertazione dei provvedimenti per il rientro del deficit. E pensare che quando Battaglia era in Parlamento aveva fatto della concertazione il suo cavallo di Battaglia. Ora forse se ne è dimenticato...». Quanto ai medici, sembrano accorgersi solo ora dell’impraticabilità delle misure per limitare il ricorso ai test diagnostici e tentano di correre ai ripari. «Ma forse - fa notare ancora Cursi - su qualche ripensamento dei medici di famiglia può aver influito la non certo brillante “performance” elettorale di Bartoletti (segretario regionale della Fimmg che ha ottenuto circa 1400 voti, presentandosi nella lista per Veltroni, ndr)». Quanto al deficit, Cursi non ha dubbi: «Uno degli errori è stato l’abolizione del ticket che, invece, aveva consentito alla giunta Storace di azzerare i 4 miliardi di debiti fuori bilancio lasciati dalla precedente amministrazione e anche di dimezzare, con il ricorso ad altre misure, il debito corrente. Ora, invece, si sottovaluta l’importanza dei controlli sulla spesa farmaceutica: esistono gli ispettorati regionali proprio per questo». «Le indicazioni del governo - conclude il senatore di An - vanno in direzione del rigore.

Siamo convinti che debbano essere rispettati i parametri fissati dalla legge finanziaria. Questo significa che il Lazio si deve adeguare e presentare finalmente, entro un mese, un piano credibile di rientro del deficit, non fondato sulle chiacchiere come s’è fatto finora».

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