Sanità Il nuovo piano regionale non farà riequilibrare i bilanci

Stato di agitazione e minaccia di sciopero generale dei medici dell’Anaao-Assomed e della Cosmed che Marrazzo si ostina a non voler ascoltare. Intanto il nuovo piano sanitario regionale si limita a cristallizzare il debito. Ulteriori critiche alla Regione arrivano anche da altri sindacati e dall’Osservatorio sulla Sanità. «Gli obiettivi fissati nel nuovo piano - fa notare il presidente dell’Osservatorio Cesare Cursi - sono piuttosto generici e non correlati sempre all’individuazione precisa delle azioni necessarie al loro conseguimento. Manca qualunque idea innovativa che possa segnare un punto di discontinuità col passato. Sembra quasi che manchi il coraggio di intervenire in modo netto, oltre alla capacità di farlo. Le proposte formulate non corrispondono a linee operative definite, non c’è un cronoprogramma tecnico-organizzativo che preveda tempi certi e modalità di attuazione delle misure, tantomeno indicatori per la valutazione dei risultati raggiunti».
Un’altra pagina triste per la sanità riguarda l’ospedalità dei distretti montani. «La battaglia sul contenimento dei costi - spiega ancora il senatore Cursi - si era finora concentrata esclusivamente sui tagli al privato. Ora c’è la necessità di intervenire altrove perché, come ovvio, non era lì il problema. Tutto ciò sta creando seri problemi perfino all’interno della maggioranza di centrosinistra, tanto che il presidente della commissione Sanità della Pisana ha impugnato davanti al Tar la relativa delibera del suo presidente-commissario. Un segnale inquietante che anticipa il clima che caratterizzerà questo scorcio di fine legislatura». La campagna per le prossime elezioni europee e le successive regionali creerà il terreno ideale per una «stagione degli annunci» della quale faranno le spese principalmente i cittadini del Lazio. Inevitabile il confronto con le regioni considerate più virtuose, come la Lombardia, che vanta un servizio sanitario affidato per più di un terzo al privato in convenzione. «È un dato che dovrebbe far riflettere - dice Cursi -. Sono molte la regioni virtuose che affidano buona parte del servizio al privato in convenzione che, come noto, costa meno e garantisce uguali o migliori livelli di qualità. La stessa Toscana ha affidato la costruzione dei nuovi quattro ospedali a un project financing pubblico-privato. Nel Lazio succede l’inverso. Il nuovo piano sanitario regionale neppure contempla la distribuzione dei posti letto ospedalieri per acuti dei privati in convenzione, si limita al settore pubblico».
Ora, però, le regioni meno virtuose, come il Lazio, non potranno più sperare di ottenere ulteriori facilitazioni per l’attuazione dei piani di rientro, come ha fatto intendere il ministro Sacconi. «E non può che essere così - spiega Cursi -. Nel momento in cui ci accingiamo a entrare nella fase del cosiddetto federalismo fiscale, dove l’83% della spesa corrente media delle regioni è rappresentato dai servizi socio-sanitari, non si possono consentire ulteriori deroghe.

Non possiamo più immaginare che le popolazioni che risiedono in zone con servizi gestiti efficientemente, siano costrette a finanziare le popolazioni che sfortunatamente vivono dove i servizi sono inefficienti, perché questo loro sacrificio produrrebbe solo una maggiore inefficienza».

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