Sanità, la Regione è pronta a ridurre il ticket

La parola d’ordine è «spalmare il ticket in modo più equo». Roberto Formigoni ha messo al lavoro tecnici e assessori per far quadrare i conti della Sanità a rischio per la Finanziaria. «Il governo non ha cancellato il ticket, ha detto alle Regioni di trovarsi i soldi da qualche altra parte» ribadisce in una nota il Pirellone, forte del sostegno del sindacato, lo Spi (pensionati) della Cgil, che accusa il Senato di «scaricare sulle Regioni l’onere di trovare misure alternative ai ticket».
La strada che segue il Pirellone è l’eliminazione del ticket unico di 10 euro attualmente previsto, sostituendolo con ticket differenziati e più legati al costo della prestazione. Obiettivo principale è evitare che vi siano casi in cui il ticket, come conseguenza dei 10 euro aggiuntivi imposti dal governo, è addirittura più caro del costo della prestazione erogata. In questo momento il ticket di dieci euro si applica sia su un’ecografia (che costa 35 euro) che su una tac (che costa 160 euro ma si paga al massimo del ticket, quindi 46 euro) che su un prelievo del sangue (che costa due euro). Il paradosso è che l’aggiunta di dieci euro porta alcune prestazioni, come i semplici esami del sangue, a essere più cari che se fossero eseguiti privatamente. Così la Regione è al lavoro per rimodulare i tariffari.
Lunedì prossimo il presidente della Regione riunirà un tavolo di assessori (Giancarlo Abelli, responsabile di Famiglia e solidarietà sociale, Alessandro Cè, Sanità, Romano Colozzi, Bilancio) per valutare come realizzare nel concreto la rimodulazione dei ticket. Questa razionalizzazione porterà ad aumenti ma anche a riduzioni di costi e in qualche caso all’introduzione di nuove prestazioni esenti dal ticket. È il caso dei vaccini contro la meningite, che si preparano a diventare gratuite per tutti i bambini. Tra gli ulteriori servizi che il Pirellone ha allo studio vi è quello di concedere l’assistenza in caso di coma permanente e malattie rare.
Mancano all’appello 130 milioni di euro del Fondo sanitario, che lo Stato non ha trasferito alla Regione, imponendo poi al Pirellone, per coprire il buco, il ticket di 10 euro sulle ricette. Adesso il Parlamento ha modificato la norma, ma l’emendamento costringe comunque le Regioni a trovare i soldi che servono aumentando i ticket. L’unica novità è che invece di obbligare a far gravare il ticket di dieci euro sulle ricette, dà libertà di decidere dove applicare gli aumenti.
La polemica politica è alta, tanto che è la stessa Cgil a criticare la mossa del Senato. «Il ticket di 10 euro non è stato cancellato, resta in vigore fino al 31 marzo e comunque fino all’adozione di misure alternative» dice Celina Cesari, segretaria nazionale dello Spi Cgil.

Il ministro della Sanità, Livia Turco, resta sola nel difendere l’operato del governo: «La Regione Lombardia dovrebbe dire che grazie a questo governo ha avuto molte più risorse, che le consentono di migliorare la qualità dei servizi e di rivedere il suo sistema di ticket». Il Pirellone non ci sta: «La Lombardia ha già allo studio diverse ipotesi più eque di spalmatura, ma il Senato ha detto con chiarezza che il totale, per il cittadino, deve rimanere identico».

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