È guerra aperta sulla sanità tra giunta Marrazzo e sindacati confederali. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato per il 23 marzo uno sciopero generale di 24 ore di tutto il personale della sanità del Lazio, pubblica e privata, dopo averlo preannunciato la settimana scorsa. Un fatto che non accadeva da ben 15 anni. «Le ragioni che ci hanno spinto alla mobilitazione sono tante - hanno spiegato in una conferenza stampa congiunta i segretari, rispettivamente, di Cgil, Cisl e Uil Funzione pubblica Tiziano Battisti, Luigi Casarin e Sandro Biserna - ma il problema di fondo è lassenza di dialogo con la Regione. Tutti gli accordi presi non sono stati rispettati».
Tre le problematiche evidenziate come critiche dai sindacati. «Innanzitutto il blocco delle assunzioni per un anno - ha spiegato Battisti - poi il taglio del 12 per cento sui fondi salariali accessori e infine il taglio dei posti letto». Inutili le modifiche al piano regionale presentato dallassessore alla Sanità Augusto Battaglia al governo e gli accordi cui si era giunti negli ultimi mesi. «La verità è che hanno deciso di risparmiare non dove si poteva farlo ma dove era più semplice farlo e cioè sulla pelle dei lavoratori. Consideriamo inoltre che se dal 1994 al 2004 - ha proseguito Battisti - le spese per il personale sono cresciute del 48 per cento, quelle per beni e servizi e per la farmaceutica hanno raggiunto aumenti record».
Sotto accusa anche le «esternalizzazioni» dei servizi da parte delle Asl. «È rimasto lettera morta laccordo del 6 novembre con cui la Regione si impegnava a frenare le esternalizzazioni e ad incentivare le reinternalizzazioni - ha detto ancora Battisti -. Anzi continua ancora adesso la pratica dellintermediazione di manodopera tra Asl e cooperative esterne. Per esempio la gara per le pulizie fatta al San Filippo. In questo modo anziché far risparmiare soldi alla Regione se ne spendono di più perché oltre alle coop si pagano i dipendenti della Regione». «Aspettiamo di sapere ancora - le parole di Casarin - quanti sono, e come vanno sistemati i precari. Le ultime cifre parlavano infatti di 3.400 persone senza però distinguere tra le varie posizioni. La nostra richiesta di assunzioni è il minimo indispensabile per dare un servizio decente ai cittadini. La verità è che manca un piano di riorganizzazione generale». Anche il taglio dei posti letto non convince Cgil, Cisl e Uil.
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