Sanità, sindacati in allarme: «Arriva un altro giro di vite»

La Fiasl denuncia: la Finanziaria taglierà altri posti letto

Ci manca pure il ministro Tommaso Padoa-Schioppa a tirare un colpo di scure alla sanità laziale. Non è stata sufficiente la Giunta Marrazzo che da quando si è insediata ha proceduto con la politica dei tagli sull’intero comparto dell’assistenza. Da quella pubblica a quella convenzionata. Già, perché il «Libro verde sulla spesa pubblica» del ministro dell’Economia per indurre al risparmio gli enti poco virtuosi fa presagire, in materia di sanità, l’arrivo di un altro giro di vite. I dati presi a campione nel report, benché siano riferiti al triennio 2002/2004 piuttosto che al 2005/2006, per cui poco attinenti rispetto alla situazione attuale, vanno a puntare l’indice sui cosiddetti indicatori dell’assistenza ospedaliera: costi medi per ciascun posto letto, per giorno di degenza e per unità di personale. Vale a dire che nella migliore delle ipotesi l’assessorato alla Sanità del Lazio, se dovrà seguire i dettami di risparmio imposti da via XX Settembre, sarà costretto a operare una nuova serie di tagli sulla qualità dell’assistenza. Come? Bandendo l’offerta ospedaliera compresi day-surgery e day-hospital in favore di prestazioni ambulatoriali. Chissà cosa potrà venire fuori dal ministero dell’Economia in sede di Legge finanziaria. Ma qualche ipotesi viene già allo scoperto. «Oltre al fatto che ci sorgono profondi dubbi sulle valutazioni finanziarie del ministro Padoa-Schioppa riguardo ai riferimenti temporali ci sorprende che l’attenzione - è l’accusa che lancia il segretario regionale della Fiasl Confsal Gianni Romano - non sia caduta sullo sforamento della spesa sanitaria riferito al 2006 e conteggiato sui 275milioni di euro dove, 125 sono stati ripianati con la manovra di bilancio di fine luglio mentre gli altri 150 sono stati rateizzati a posticipo nel 2008. Non vorremmo quindi che dietro determinate affermazioni vi sia la volontà implicita del governo Prodi di non rinnovare i contratti del personale sanitario scaduti da due anni». Deduzioni che il sindacalista fa calcolando l’ammontare delle cifre valutate dal Mef sui costi medi del personale sanitario. «Altro che 47.861 euro di media come dice il ministero, un infermiere percepisce 25mila euro lordi e ne versa 5.500 tra Irpef, aliquote regionali e comunali, un impiegato amministrativo (reddito 21.330 euro) è tassato per circa 4mila e un ausiliario (reddito 18.449) ne sborsa altri 3.500 - chiosa il sindacalista -. Quanto ai medici, di cui fa parte solo il 20% del personale sanitario, è vero che vantano un reddito di circa 60mila euro ma ne sborsano circa 20mila di tasse». Certo è che con questi chiari di luna non c’è da aspettarsi proprio nulla di buono dalla Finanziaria. Infatti uno dei nodi che prelude il peggio è proprio l’indicazione del rapporto sull’impegno di spesa dei livelli essenziali di assistenza: 671 euro nel 2002 per abitante del Lazio ma, con un carico fiscale sulle aliquote regionali dimezzato rispetto a quello odierno pari al 4,5%.

E in prospettiva? Nuovi carichi fiscali a parte, la Fials suppone che «in tempi di riorganizzazione socio-sanitaria, la scure della razionalizzazione dei servizi può colpire anche tutte le specialità destinate ai più deboli».

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