Sanità sprecona: in un anno buttati via 9 miliardi

RomaProfondo rosso. Questo lo stato dei bilanci degli ospedali pubblici che sprecano oltre 9 miliardi di euro all’anno. Come fanno a buttare tanti soldi in un momento di grave crisi economica e nonostante già sei regioni siano in regime di commissariamento? Grazie ad una gestione «allegra» e a bilanci che continuano ad essere poco trasparenti. Si aprono camere operatorie dove in realtà non servono; si nominano troppi primari ai quali poi si deve aggiungere la vasta cerchia dei loro discepoli; si fanno lavorare i dipendenti mezza giornata così poi c’è bisogno di assumerne altri per il pomeriggio o la notte.
La denuncia parte da un’analisi condotta dall’Aiop, l’Associazione ospedalità privata, che ha messo a confronto il sistema pubblico e il privato convenzionato. A presentare la ricerca il presidente nazionale dell’Aiop, Enzo Paolini, il vicepresidente Gabriele Pellissero, il curatore dell’indagine Nadio Delai, presidente di Ermenaia e il direttore generale di confindustria, Giampaolo Galli. Un’analisi di parte, dunque? Sì. Ma va detto che le cifre sono quelle fornite dagli ospedali e già da sole fanno drizzare i capelli. Un esempio? Il Lazio che aveva un disavanzo di oltre 9 milioni di euro, cumulato tra il 2003 ed il 2008, nel 2009 ci ha messo sopra un altro milione e mezzo di euro per raggiungere così la stratosferica cifra di quasi undici milioni di euro. Il colmo è la regione Calabria per la quale non si hanno cifre prima del 2009 anno nel quale si segnala un milione e 250.000 euro di disavanzo. Prima c’è soltanto un buco nero. Come ha fatto l’Aiop a calcolare i 9 miliardi di sprechi all’anno? Semplice. Oggi gli ospedali godono sempre di un rimborso a piè di lista ovvero dicono quanto hanno speso, in modo oltretutto poco chiaro, e tanto chiedono. L’indagine ha messo a confronto i finanziamenti ricevuti dagli ospedali con il valore economico delle prestazioni da loro erogate sulla base del sistema dei Drg, che classifica le tariffe a prestazione. Sistema usato per il privato accreditato che funziona rimborsando un tot fisso per tipo di ricovero. Quanto sprecano in questo confronto gli ospedali pubblici delle 15 regioni analizzate? Più di due milioni di euro il Lazio, quasi un milione e mezzo la Calabria, addirittura 3 milioni e 200.000 euro la Campania. Ma l’indice di inefficienza, ovvero lo spreco, non risparmia nessuno. Persino le regioni considerate virtuose spendono molto più di quello che dovrebbero: la Lombardia potrebbe risparmiare con il sistema drg 874 milioni di euro; il Veneto 697. La più virtuosa è a sopresa la Basilicata che secondo i calcoli dell’Aiop sfora di «soli» 86 milioni di euro.
Ma dove si annidano gli sprechi? Basta confrontare ad esempio il costo medio per posto letto annuo. Perchè ad esempio in Piemonte costa 317.300 euro contro i 196.300 della Basilicata? Perchè, tra le altre cose, dal Piemonte c’è un alto “indice di fuga“, molti pazienti emigrano in Lombardia e dunque alla fine costano di più. Ed è proprio l’indice di fuga ad esempio a chiarire perchè la sanità calabrese sia sprofondata in un buco nero. La media “migratoria“ dalle regioni è di 1,11 mentre quella calabrese è 5,10. L’emigrazione sanitaria da quella regione è altissima e dunque i costi salgono. I fattori sono molti, complessi e difficili da analizzare soprattutto perchè, denuncia ancora l’Aiop, i bilanci forniti dagli ospedali sono spesso pieni di strafalcioni. Delai non vuole fare nomi ma segnala che ad esempio un ospedale al nord indica come costo medio per ricovero 12.825 euro. C’è evidentemente qualcosa che non va visto che la media nazionale è di 6.349 e quella della regione 8.402. E guarda caso quello stesso ospedale ha una rapporto di 4,6 dipendenti ogni posto letto quando la media è di 3,5.

Altrettanto evidente un errore al contrario da parte di un’altra azienda ospedaliere che segnala mezzo dipendente per posto letto quando nella regione la media è due e mezzo.
Sorprende a questo punto l’indice di soddifazione segnalato dai cittadini, sempre nell’indagine Aiop, nei confronti della sanità pubblica: l’88,7 per cento è soddisfatto.

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