Sanità: la Uil minaccia lo sciopero

Antonella Aldrighetti

Giorno dopo giorno le rappresentanze sindacali trovano sempre qualcosa di nuovo da recriminare nei confronti della giunta Marrazzo. Ha aperto la breccia la Cisl, s’è accodata la Cgil e, ieri, la Uil ha intimato addirittura lo sciopero generale. Le questioni che «non vanno» sono molteplici ma tutte con un comune denominatore: la richiesta da parte della Triplice della definizione di un quadro programmatico di sviluppo. Vale a dire che «in primo luogo si sollecitano certezze sui tempi della legge di riforma del Crel (Consiglio regionale dell’economia e del lavoro) e sull’attivazione dei tavoli di confronto territoriale, mentre - come si legge in una nota congiunta di qualche giorno fa - si sottolineano i ritardi nell’avvio concreto di un confronto.
Ma quali sono le note dolenti frutto di un disagio generalizzato? Il tema della sanità in primo luogo, quello di trasporti e mobilità ma anche energia e rifiuti e poi, di nuovo, politiche sanitarie e il relativo piano di rientro del deficit. Il nodo cruciale della Triplice riguarderebbe essenzialmente la richiesta alla giunta di accelerare sugli impegni già assunti con i cittadini del Lazio, in prima istanza e poi con le parti sociali che ne rappresentano una parte cospicua affinché si possa produrre, in seno alla giunta ulivista, qualche spunto nella volontà di concertazione che vada al di là delle semplici rassicurazioni ma che riconosca alle parti sociali l’esigenza di ricoprire un ruolo di propositivo.
E in tempo di bilanci, visto che già da martedì il parlamentino della Pisana sarà alle prese con l’assestamento, ogni proposta dovrebbe essere la benvenuta. Dovrebbe appunto, ma non è così visto che i primi sentori sulla poca accortezza concertativa della giunta di centrosinistra già erano stati manifesti a primavera quando, i sindacati autonomi, venivano puntualmente esclusi da tavoli importanti.
E l’aria non è cambiata anche se ormai è scaduto il tempo in cui si può ancora rimandare. Il governatore Piero Marrazzo stesso s’è dato delle scadenze: saranno regolate da quello che lui stesso ha chiamato cronoprogramma e riguardano proprio il varo di una serie di strumenti attuativi per produrre l’azione di risanamento del deficit. Ma sarà la qualità di questi strumenti che darà la misura dell’azione di risanamento e soprattutto la misura della pressione fiscale sulle tasche dei cittadini visto che a oggi, l’atto licenziato dalla giunta regionale e che riguarda l’assestamento di bilancio non esclude che tutte le aliquote potrebbero toccare, per tutti, il massimo dell’incremento.
Motivi tutti che non possono escludere una forte preoccupazione da parte delle rappresentanze sindacali contando pure che una critica forte viene mossa nei confronti delle poste di bilancio relative alle nuove leggi sul reddito sociale, sulla non autosufficienza, sull’apprendistato, leggi che «dovranno essere approvate entro l’anno per rendere effettivo l’impegno di spesa - spiegano Cgil Cisl e Uil- che altrimenti andrebbe perso».
Un quadro non solo poco roseo ma pure infelice che, da un lato misura l’apprensione e dall’altro, la suscita nei cittadini del Lazio. E sull’entità delle preoccupazioni della giunta si può ipotizzare la misura del collante che a fatica riesce ancora a tenerla assieme.


Per il resto, come la stessa opposizione ha in più occasioni valutato, il principio su cui le politiche attuative della sinistra si fondano è di certo l’immobilismo. E sì che da martedì prossimo ci si appresta a discutere l’assestamento di bilancio.

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