È il Sanpaolo l’istituto italiano con più soldi a disposizione

Confronto tra i 68 maggiori gruppi internazionali. Per la penisola presenti anche Intesa e Unicredit

È il Sanpaolo l’istituto italiano con più soldi a disposizione

da Milano

Le banche italiane seguono il trend internazionale, migliorano la redditività e aumentano in dimensioni. Ma non perdono il peccato originale: sono piccole, continuano a essere patrimonialmente più fragili e a seguire politiche meno prudenziali verso le sofferenze. Il panorama emerge dalla consueta indagine annuale sulle maggiori banche mondiali di R&S, l'ufficio studi di Mediobanca.
L'indagine, aggiornata al 2005, prende in considerazione le prime 68 banche di Europa, Usa e Giappone. Il numero degli istituti considerati si è ridotto rispetto ai 110 del 1995 per le tante fusioni e acquisizioni che hanno interessato le tre aree. Per l'Italia, figurano in classifica tre soli istituti, Intesa, Unicredit e Sanpaolo. Unicredit è stata considerata indipendentemente da Hvb, consolidata lo scorso anno per soli due mesi; con la banca tedesca Unicredit sarebbe ottava in Europa. Quanto ad attivo i tre istituti tricolori si piazzano agli ultimi posti della classifica guidata da Ubs con un attivo di 1.124 miliardi di euro e Hsbc con 937 miliardi. Intesa si ferma a 275 miliardi, Unicredit, prima della fusione con Hvb, a 265 miliardi,SanPaolo Imi ne totalizza 211.
SanPaolo Imi sembra tra le italiane quella che ha più munizioni per un'eventuale grande acquisizione. L'istituto torinese, confrontato a Intesa e Unicredit, è infatti quello che nel 2004 ha il miglior rapporto tra il free capital (cioè il capitale netto meno attività immobilizzate e crediti dubbi) e la provvista da clientela. Per le 13 banche italiane comprese nell'indice di Borsa Mediobanca30 il free capital del 2004 è al -0,9% della provvista da clientela mentre in Europa è al 2,3%. Per Intesa è a -0,2%, per Unicredit all'1,6%. Meglio fa il San Paolo con un free capital al 2%. Il gruppo torinese gode di miglior salute rispetto ai concorrenti anche sul fronte dei crediti dubbi, tradizionale fardello che pesa sui conti degli istituti italiani. A fine 2004 i crediti dubbi netti rispetto al totale dei crediti verso i clienti è allo 0,9% per le banche europee mentre per le banche italiane dell'indice di Borsa Mediobanca Top 30 è al 4,5%. Risultato che a fine anno grava sul patrimonio netto per il 43,9% contro una media europea dell'8,6%. Guardando alle tre big, Banca Intesa registra il fardello più pesante di crediti deteriorati pari al 4,5% dei crediti verso i clienti. Seguono Unicredit con il 2,6% e SanPaolo Imi con l'1,2%.
A livello di sistema i bilanci delle banche italiane segnano comunque un miglioramento.

Secondo il consueto rapporto Abi sui conti reso noto ieri il settore ha migliorato l'efficienza e gli utili sono saliti in media del 30%, ma la redditività, ovvero l'indice roe (return on equity) che la misura, è salita di poco: appena l'1,80% rispetto all'anno precedente. Un dato nettamente inferiore alla media Ue: il 12,66% contro il 18,4%.

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