Sanpaolo, sulle nomine è di nuovo polemica

I problemi industriali, il peso di Salza e i timori della città per la superbanca

Massimo Restelli

da Milano

La Compagnia di Sanpaolo prova a difendere la rotta che condurrà Alfonso Iozzo a fare parte del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo ma le «sovrapposizioni» con la presidenza della Cassa Depositi e Prestiti fanno riaffiorare i malumori a Torino. Malgrado il presidente dell’Ente torinese, Franzo Grande Stevens, abbia sottolineato che le due cariche sono «giuridicamente» non incompatibili, l’impressione sotto la Mole è che Iozzo dovrà scegliere; con l’esito di indebolire l’anima piemontese dell’aggregato.
Un nodo sul quale non sarebbe mancato ieri un confronto serrato nel comitato di gestione della Compagnia di Sanpaolo (7% post fusione) che tornerà a riunirsi lunedì prossimo, pochi giorni prima delle assemblee straordinarie che il primo dicembre celebreranno il matrimonio Milano-Torino. Iozzo resta in corsa per uno scranno nel consiglio di sorveglianza ma difficilmente salirà fino alla vicepresidenza del gruppo accanto all’uomo forte delle Generali Antoine Bernheim e al presidente Giovanni Bazoli.
Anche se la sovrapposizione con la Cdp è smussata dalla governance duale che assegna a Iozzo poteri di sola supervisione, Torino sembra quindi destinata a perdere il banchiere che più si era speso a favore dell’alleanza con Milano. L’uomo che era stato avviato alla vicepresidenza proprio per riequilibrare il peso manageriale di un gruppo dove tutta l’operatività sarà concentrata nel comitato di gestione guidato dall’amministratore delegato Corrado Passera. Il passo indietro da Intesa consentirebbe a Iozzo di concentrarsi sul new deal della Cdp voluto dal governo dopo l’era di Salvatore Rebecchini ma questi ragionamenti industriali stridono con l’anima di una città che si vede ora costretta a individuare il proprio principale alfiere nell’attuale presidente di Sanpaolo Enrico Salza.
Gli equilibri di governance del supergruppo erano stati peraltro da subito criticati dal vicepresidente della Compagnia di Sanpaolo, Carlo Callieri e dagli spagnoli del Santander, che dopo aver votato contro la fusione in cda, minacciano battaglia in assemblea nella convinzione che Torino sia stata sottovalutata. «Dalla prima lettura della lista dei candidati al consiglio di sorveglianza ho l’impressione che si stia perdendo l’opportunità di fare un’amministrazione duale seria», ha attaccato Bruno Manghi che siede nell’Ente in rappresentanza del Comune di Torino lamentando la mancata rappresentanza dei lavoratori e il fatto che ci siano «manager e professionisti che danno la forte impressione di un’oligarchia che continua a riprodurre se stessa».


Dal punto di vista strategico Sanpaolo ha invece ufficializzato il riassetto della partecipazione in Francia tramite l’ingresso in Natixis (la joint venture tra Caisse d’Epargne e il gruppo Banques Populaires). Operazione che segue il recente acquisto di Bank of Aleksandria in Egitto e che si inserisce nella futura vocazione internazionale di Intesa Sanpaolo più volte sottolineata da Passera.

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