Pierluigi Bonora
da Milano
«Ora cè un problema in meno: è stato infatti sciolto il nodo degli incroci azionari tra Fiat, Ifil e Sanpaolo Imi». Così una fonte vicina al Lingotto ha commentato la decisione del gruppo bancario torinese di cedere la quota Fiat (3,55%), derivante dal prestito convertendo. A occuparsi delloperazione, tramite una procedura di «accelerated global tender», sono stati Banca Imi e Merrill Lynch. Listituto guidato da Enrico Salza non è stato lunico a decidere di mettere sul mercato le azioni acquisite lo scorso 27 settembre: anche il Monte Paschi, sempre ieri, ha fatto altrettanto, vendendo la partecipazione nel Lingotto (2,7%) a Jp Morgan e Goldman Sachs.
La quota detenuta da Mps è stata collocata sul mercato a 8,25 euro per azione, mentre nel caso del 3,55% del capitale ordinario del Lingotto venduto dal Sanpaolo il prezzo è di 7,7 euro. La banca torinese resta comunque socia del gruppo industriale avendo in portafoglio lo 0,837% del capitale ordinario della Fiat, derivante dalla partecipazione stabile preesistente allemissione del prestito convertendo. Il quasi contemporaneo collocamento dei titoli Fiat da parte dei due istituti ha colto di sorpresa Piazza Affari: la reazione è stata negativa e il titolo Fiat, da giorni in forte ripresa sullattesa di dati migliori delle stime per la divisione Auto, è crollato a 7,82 euro lasciando sul terreno il 5,8 per cento. Sono passate di mano oltre 62 milioni di azioni, rispetto a una media nellultimo mese di circa 12 milioni di pezzi. Il tracollo della Fiat ha contagiato anche Ifil (meno 1,7%) e Ifi (meno 2,98%).
Ma a essere stata colta in contropiede non è stata solo la Borsa. Infatti, mentre Mps ha avvisato il vertice della Fiat sullintenzione di mettere sul mercato la propria partecipazione, così non è stato per il Sanpaolo. Particolare che lamministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non ha mancato di rilevare: «Gli istituti di credito avevano dichiarato che, al momento del disimpegno, avrebbero fatto in modo di non creare turbativa nei mercati. Quando vengono effettuate operazioni di questo tipo, è prassi che chi cede le azioni informi preventivamente la società oggetto della vendita. Noi siamo stati avvertiti soltanto da Mps, che peraltro aveva sempre espresso la volontà di cedere le azioni in suo possesso». Marchionne ha poi ribadito che «non siamo preoccupati dalluscita delle banche dallazionariato a seguito del convertendo».
Lapidario il commento del presidente Luca di Montezemolo, alla luce della recente ripresa del titolo Fiat: «Le banche hanno fatto un buon affare». In effetti il Sanpaolo laffare lha fatto con i 16 milioni di plusvalenza, come anche il Monte Paschi (quasi 20 milioni di euro). E a un Marchionne seccato per essere stato preso controtempo (forse un dispetto di Salza a Montezemolo visti i rapporti non idilliaci tra i due), Piazza San Carlo risponde di essere orgogliosa di mantenere nel portafoglio lo 0,837%, partecipazione storica conferita al patto di consultazione Fiat e che consente alla banca di esprimere un rappresentante (Angelo Benessia) nel cda del Lingotto.
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