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La Sanremo europea sembra una guerra

MoscaLa Sanremo della musica europea si sta trasformando in un campo di battaglia con tensioni diplomatiche, scontri di piazza e l'arrivo a Mosca delle truppe antisommossa, i famosi «Omon» che si erano distinti finora nelle guerre caucasiche e mai per i loro interventi contro le risse all'interno del mondo dello spettacolo. Teatro degli scontri è lo stadio coperto Olimpiisky Sports Complex di Mosca (può contenere 80mila spettatori) dove si svolge in questi giorni il festival della canzone Eurovision 2009, la gara canora che si concluderà questa sera con la finale.
A contribuire a tenere alta la tensione erano stati gli stessi organizzatori che hanno deciso di mettere la casacca della Russia alla cantante ucraina Anastasia Prihodko, spacciandola come un'artista della loro terra e facendole eseguire (drappeggiata nel tricolore russo) un brano parte in lingua russa e parte in ucraino. Un’occasione per ribadire maliziosamente la fratellanza tra i due popoli ma anche un’appendice al braccio di ferro in corso da anni su molte questioni tra Mosca e Kiev. Subito sono insorte le autorità del paese vicino, sventolando il certificato di nascita della loro Anastasia. «La Prihodko è più ucraina di Julia Timoshenko (la bella premier di Kiev molto popolare anche a Mosca nda)», hanno scritto i giornali. Problemi del resto erano sorti anche nel 2005 quando gli ucraini avevano presentato una canzone che esaltava la «Rivoluzione arancione», il movimento capeggiato dalla Timoshenko che rivendica la reale indipendenza dell'Ucraina dalla Russia.
In precedenza ancora più sfacciato era stato il gruppo georgiano Stephane and 3G che per le qualificazioni aveva presentato a Mosca una canzone anti putiniana giocando sui doppi sensi consentiti dall’inglese(«We don't wanna Put in», «Non vogliamo Putin»). La cacciata da parte degli organizzatori era stata immediata.
Se non bastasse tutto questo, per oggi, approfittando della presenza per il festival di oltre 2mila giornalisti stranieri accreditati con le troupe di 42 televisioni, le organizzazioni omosessuali hanno deciso di tenere il corteo del Gay Pride (che a Mosca non è mai stato autorizzato), nonostante i divieti del sindaco di Mosca Yuri Luzhkov, degli Ortodossi e l'orientamento negativo dell'opinione pubblica moscovita che da almeno un secolo è di un «machismo» granitico, fedele agli insegnamenti di leader come Lenin e Stalin che, a differenza degli europei, tenevano ben distinte la lotta di classe e la lotta per la liberazione sessuale. Basti pensare che in Russia fino al 1993 l’omosessualità era considerata un crimine e solo nel 1999 ha smesso di essere classificata come una malattia mentale. I gay hanno trovato la piena solidarietà della delegazione olandese che minaccia di abbandonare Eurovision 2009 se sarà torto un capello agli omosessuali decisi a scendere in piazza.
Le previsioni per il momento non sembrano ottimistiche: le forze dell’ordine sono in stato di allerta con circa 20mila agenti dei reparti speciali antiguerriglia pronti a intervenire in tutta la città. E il vicecapo della polizia, Leonid Vedenov, ha annunciato che in occasione della finale canora le forze dell’ordine opereranno nel fermo rispetto della legge e «stroncheranno» qualsiasi tentativo di azioni non autorizzate. Incluso quindi il Gay Pride. Gli organizzatori del corteo, dal canto loro, hanno confermato di volere andare avanti, dichiarando espressamente di temere che ci saranno incidenti.
Le tensioni di Eurovision arrivano peraltro fino in Medio Oriente.

Nel mondo arabo non ha ancora cessato di far rumore la presenza in coppia dell’israeliana Noa e della cantante arabo-israeliana Nawad. Le due sono tra le favorite per la vittoria. Ma i fondamentalisti hanno condannato più volte la loro collaborazione.

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